La correzione delle fiabe sembrava un lavoro da poco, ma le cose si fanno ora complicate. Il mondo delle fiabe è fatto di valori confusi e contradditori.
Abbiamo visto mamme che mandano i propri piccoli allo sbaraglio
in boschi infestati dai lupi, realtà che passa inosservata anche perché i boschi
non abbondano. Pensiamo ora alle
matrigne. Una madre non biologica è una matrigna, e già il nome la dice tutta…
E matrigna si abbina di solito all’aggettivo – peraltro superfluo - cattiva. Non ci sono matrigne buone. La
matrigna di Cenerentola la sfrutta e la umilia, e la tiene con sé solo per
compiacere un marito ricco. La regina di Biancaneve difende il proprio primato
in fatto di bellezza e potere. Ma non meriterebbe migliore considerazione una
donna che si fa carico, per un bambino biologicamente non suo, di
pannolini sporchi, nasi moccolosi, pappe sputacchiate, e in seguito estenuanti
crisi adolescenziali… perché dev’essere “matrigna”, “matrigna cattiva”? Ci può essere qualche attenuante per lo
scrittore: nelle fiabe servono emozioni forti, servono cattivi che siano
veramente cattivi… l’ordinarietà della vita di tutti i giorni non interessa a
nessuno.
Le fiabe sono antifemministe. Non si salvano neppure le
fanciulle vittime di ingiustizie, in quanto incapaci di sbrogliarsela da sole…
in attesa del principe azzurro. Si salva qualche fata, ma per effetto della
magia e non di virtù proprie. Ma i maschi violenti e guerrafondai, dove sono
nelle fiabe?
Sarà dura correggere tutte le fiabe, bisognerà scriverne di
nuove. Un lavoraccio. E mi devo sbrigare, perché questa avversione alle madri
non biologiche sta prendendo piede.
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