Il momento del risveglio è sempre fastidioso. Perchè la mente si affolla di pensieri magari non brutti, ma un poco sgradevoli: pulizie di casa, spesa, appuntamenti... Cerco di poltrire ancora un po' cercando di cacciare via questi suggerimenti tanto utili quanto noiosi.
Per fortuna c'è Luna che mi salva dal dormiveglia, e la nuova giornata ha inizio.
La passeggiata mattutina è piacevole, si pensa bene camminando. si pensa a cose e persone trascurabili e trascurate dopo le nove.
Questa mattina penso al mio nome. Non è un gran pensare, direte voi, invece il nome è importante, eccome..
Non si tratta di una riflessione casuale. Ho letto un post su facebook sull'importanza del dead name e del dead naming: il dead name per una persona trasgender è il nome associato ad una identità del passato, che non c'è più. Nome e identità sono strettamente compenetrati. E dead naming significa continuare ad attribuire una identità che non c'è più, negando il rispetto per un nuovo modo di essere a cui si approda con sacrificio.
Trovo sia un'osservazione profonda. Io mi chiamo Anna, ma ad un certo punto l'anagrafe mi ha registrata come Anna Gabriella, incorporando il secondo nome. Anna era la nonna materna, una bella persona, dolce e coraggiosa, mentre Gabriele era uno zio paterno sconosciuto, morto nello stesso anno in cui sono nata-
Ordunque,
io credo di essere ancora Anna, nome poco alla moda peraltro molto
bello, puro, semplice, che ho scoperto essere palindromo, quindi
forse magico. Molto mio, mi somiglia, mi piace. Io sono Anna (non ho
manie di grandezza: non sono bella, ma a volte mi sento tale).
Sono Anna nelle attività piacevoli e in quelle magari meno
piacevoli che mi emozionano. Sono Anna Gabriella nelle carte e nei
contratti, nella noia della burocrazia.
I due nomi si
mescolano nella mia vita, portandosi dietro storie diverse che
appartengono all'uno o all'altro. Il nome burocratico non è
purtroppo un dead name, torna spesso a trovarmi. Chissà, se
riuscissi a convincere l'impiegato dell'anagrafe a cancellare il
secondo nome... sarei più felice, nel senso che somiglierei al mio
nome più vero? Lasciamo perdere queste sciocchezze, vaglielo a
spiegare a un impiegato dell'anagrafe quanto è importante un nome.