domenica 29 maggio 2022

Books and tea

 

Linda:

Questa è la nostra libreria! Nostra, mia e di Betsy. Capisco, siete perplessi, sembra una vineria. E in effetti questa era fino a qualche mese fa una vineria, anche mal frequentata a dire il vero. Frequentata da marinai avvinazzati. Io e Betsy passavamo spesso lì davanti passeggiando sul lungomare e commentavamo come fasse bello a suo modo quel negozio, con la struttura in metallo mal verniciata: bottega di paese anni cinquanta, fuori posto in un palazzo moderno squadrato e anonimo. Adocchiavamo l’interno, e non appena incrociavamo lo sguardo di uno dei frequentatori ci davamo un contegno riprendendo a chiacchierare fra noi, filando via veloci.    

 

Betsy:

Io sono una con i piedi per terra, non mi abbandono facilmente a sogni o progetti campati per aria. Ma questa volta ci sono cascata in pieno. Ogni volta che passavamo di qui, sul lungomare, lei mi diceva guarda che posto d’atmosfera... Certo il posto per essere bello è bello. Il bancone piccolino è tutto ricoperto di piastrelline marrooni e bianche: delizioso.  E una volta stabilito che ci piaceva, che fare! Lei fantasticava di parlare con la titolare, signora anziana e non molto  in salute, per proporre di rilevarlo. Parlava al plurale, anche se io ero molto cauta.

 

Linda: Books and tea: questa è la nuova insegna. Abbiamo voluto questo abbinamento libri e cibo/bevande perchè il nostro sogno era un luogo da dedicare alle letture in un contesto di amicizia, di stare insieme.  Non una cosa d’élite,  un posto per tutti. Infatti qui non c’è molto da bere e mangiare: the, caffè fatto con la moca, torte casalinghe. Niente alcolici, per segnare una svolta rispetto alla precedente gestione. Anche se veramente i vecchi frequentatori della vineria erano simpatici, e bevendo moderatamente si sarebbero emozionati alle nostre letture...

 

Betsy: il locale è rimasto lo stesso: l’abbiamo solo ripulito per bene. Abbiamo cambiato l’insegna. Per le letture c’è la saletta dietro il bar.       

 

Linda: L’idea era di aprire una libreria con abbinato servizio di ristorazione. Ma la mia passione per i libri mi ha preso la mano, diciamo pure che mi ha travolto. Ho iniziato a leggere ad alta voce  per pochi amici e vicini: leggevo brani ri romanzi, racconti o poesie, ammucchiando nel locale i miei libri preferiti. Bella lettura, un po’ recitata.   Alla gente piaceva.  Non sempre è amore per la cultura, a volte sì... a volte è amore per il bello... a volte la compagnia... ma una ragione me la sono fatta: la gente vuole emozioni; in televisione si soffre si ama si muore in modo prevedibile senza arrivare al cuore...

 

Betsy: Linda ha questa fissa della letteratura. E’ un’idealista, pensa che la gente ami le cose belle. Povera! Tutta questa gente viene qui per le mie torte, le più buone della città, e per i prezzi modici.

E poi: è un posto a perto a tutti! Non era questa l’idea, all’inizio. Ora si parla di tutto: arriva  un giorno uno a descrive un viaggio in India, o un aspirante attore a recitare non so che, un professore a raccontare di  un poeta...

Ma questa non doveva essere una libreria? Leggiamo e non vendiamo se non the e crostate. Poi i libri a volte i clienti  se li portano a casa, e magari non li riportano, questo non mi va.

 

Linda: credo di non essere molto portata per il commercio. Non abbiamo ancora la licenza peraltro. Ma è più divertente leggere che vendere. Saremo non un negozio... un circolo, un’associazione!

Linda:

Questa è la nostra libreria! Nostra, mia e di Betsy. Capisco, siete perplessi, sembra una vineria. E in effetti questa era fino a qualche mese fa una vineria, anche mal frequentata a dire il vero. Frequentata da marinai avvinazzati. Io e Betsy passavamo spesso lì davanti passeggiando sul lungomare e commentavamo come fasse bello a suo modo quel negozio, con la struttura in metallo mal verniciata: bottega di paese anni cinquanta, fuori posto in un palazzo moderno squadrato e anonimo. Adocchiavamo l’interno, e non appena incrociavamo lo sguardo di uno dei frequentatori ci davamo un contegno riprendendo a chiacchierare fra noi, filando via veloci.    

 

Betsy:

Io sono una con i piedi per terra, non mi abbandono facilmente a sogni o progetti campati per aria. Ma questa volta ci sono cascata in pieno. Ogni volta che passavamo di qui, sul lungomare, lei mi diceva guarda che posto d’atmosfera... Certo il posto per essere bello è bello. Il bancone piccolino è tutto ricoperto di piastrelline marrooni e bianche: delizioso.  E una volta stabilito che ci piaceva, che fare! Lei fantasticava di parlare con la titolare, signora anziana e non molto  in salute, per proporre di rilevarlo. Parlava al plurale, anche se io ero molto cauta.

 

Linda: Books and tea: questa è la nuova insegna. Abbiamo voluto questo abbinamento libri e cibo/bevande perchè il nostro sogno era un luogo da dedicare alle letture in un contesto di amicizia, di stare insieme.  Non una cosa d’élite,  un posto per tutti. Infatti qui non c’è molto da bere e mangiare: the, caffè fatto con la moca, torte casalinghe. Niente alcolici, per segnare una svolta rispetto alla precedente gestione. Anche se veramente i vecchi frequentatori della vineria erano simpatici, e bevendo moderatamente si sarebbero emozionati alle nostre letture...

 

Betsy: il locale è rimasto lo stesso: l’abbiamo solo ripulito per bene. Abbiamo cambiato l’insegna. Per le letture c’è la saletta dietro il bar.       

 

Linda: L’idea era di aprire una libreria con abbinato servizio di ristorazione. Ma la mia passione per i libri mi ha preso la mano, diciamo pure che mi ha travolto. Ho iniziato a leggere ad alta voce  per pochi amici e vicini: leggevo brani ri romanzi, racconti o poesie, ammucchiando nel locale i miei libri preferiti. Bella lettura, un po’ recitata.   Alla gente piaceva.  Non sempre è amore per la cultura, a volte sì... a volte è amore per il bello... a volte la compagnia... ma una ragione me la sono fatta: la gente vuole emozioni; in televisione si soffre si ama si muore in modo prevedibile senza arrivare al cuore...

 

Betsy: Linda ha questa fissa della letteratura. E’ un’idealista, pensa che la gente ami le cose belle. Povera! Tutta questa gente viene qui per le mie torte, le più buone della città, e per i prezzi modici.

E poi: è un posto a perto a tutti! Non era questa l’idea, all’inizio. Ora si parla di tutto: arriva  un giorno uno a descrive un viaggio in India, o un aspirante attore a recitare non so che, un professore a raccontare di  un poeta...

Ma questa non doveva essere una libreria? Leggiamo e non vendiamo se non the e crostate. Poi i libri a volte i clienti  se li portano a casa, e magari non li riportano, questo non mi va.

 

Linda: credo di non essere molto portata per il commercio. Non abbiamo ancora la licenza peraltro. Ma è più divertente leggere che vendere. Saremo non un negozio... un circolo, un’associazione!




domenica 17 aprile 2022

Biancaneve, la vera storia...

 

Certo direte, cari lettori, che ho già scritto la vera storia di biancaneve, forse ne ho scritte un paio… più o meno vere… Ma è successo qualcosa di imprevisto. Nuove notizie sono trapelate al castello, notizie segrete, e anche un po’ sconvenienti per una fiaba per bambini. Di più, diciamocelo, scan-da-lo-se…

Non dovrei scrivere proprio nulla, dovrei essere discreta, ma qui siamo tra pochi amici, e voglio sfogarmi. Mi raccomando, acqua in bocca.

Dunque, da dove inizio… Biancaneve era infelice al castello, questo si sa. Strofinava pavimenti, lavava piatti… Voleva diventare una sarta (si’, questo è un fatto ignoto), o magari studiare… fare la maestra, questo era il suo vero sogno. Perché Biancaneve aveva dei sogni! Nessuno l’ha mai saputo, dei sogni. Ma non è questo il segreto, fatemi continuare.

Biancaneve voleva fuggire, e ci provò più volte, ogni volta perdendosi nel bosco. Ogni volta arrivava il guardacaccia, inviato dalla regina, per riportarla al castello. E ogni volta la regina si lamentava per le lunghe attese. In effetti il guardiacaccia non era mai così sollecito nelle proprie incombenze. La fanciulla era così impaurita, così sola, così tenera e, diciamocelo pure, anche bella, che non potè fare a meno di consolarla, carezzandola dolcemente e stringendola fra le sue braccia. Qualche malalingua parla di violenza carnale, ma in realtà fu un rapporto assolutamente consenziente, e il bisogno di affetto e attenzione di Biancaneve è poi comprensibile.

Per la settima volta provò la fanciulla a fuggire, la fuga procedeva lentamente perché sentiva nausea e per il disagio procurato da un abito troppo stretto; ma ormai conosceva bene  i sentieri nel bosco e procedette senza esitazioni. Non voleva che questa volta il guardiacaccia gentile la trovasse, aveva una moglie e dei figli. Lei invece una famiglia non la voleva, aveva i suoi sogni.

Cammina cammina, arrivò ad una radura, all’alba. Qui trovò la casetta dei sette nani. Era notorio il loro bisogno di servitù, quindi proseguì.

Incontrò la strega, che le offrì un cesto di mele, rosse lucide  e profumate, che non erano affatto avvelenate. E la strega le promise altri beni alimentari (oggi si tratterebbe di sussidi, ma allora non esisteva ancora un’economia monetaria), che le avrebbero consentito di mettere da parte senza rimpianti  i suoi sogni. Fare la maestra poi, a che pro? Quale migliore sistemazione per la povera fanciulla!

Se ne rimase seduta nell’erba, vicino al cesto di mele, piangendo. Che fare? Ritornare al castello? La regina l’avrebbe accolta a braccia aperte: al regno servivano nuovi servi e nuovi guerrieri, servi e guerrieri non bastavano mai in quel paese!

Ma lei sperava, sapeva che qualcuno sarebbe arrivato. Diede un calcio al cesto e le mele rotolarono nel ruscello. E si addormentò sull’erba. Sognò. Un pricipeazzurro? No, una donna, ecco altre donne, tante donne. Non una di meno.