mercoledì 6 luglio 2016

Il primo uomo sulla luna


Affondo piano un piede, il destro per la precisione, in una nuvola di polvere magica. Mi viene da tossire, ma è suggestione. Ho l’allergia, ma non fa differenza se si è blindati in questo scafandro.
Sono felice. Non ho altre parole. E’ il giorno che sogno da anni, da decenni! Ho studiato e faticato negli  allenamenti senza tregua, rinunciando a tutto: ai divertimenti, alle amicizie, agli amori, alla famiglia, a carriere facili e remunerative. Non mi importa niente: sono qui, luna, e il primo passo è il mio.  Le lacrime, non ci volevano, appannano il vetro dello scafandro.
Com’è morbida la luna: polvere, cipria, nuvola... Pensavo in verità ad una crosta dura, piena di solchi, come il fango essiccato dopo un’estate senza pioggie nella mia infanzia in campagna. Invece questa infinita morbidezza è proprio quel che volevo. È dolcezza, è accoglienza. Vorrei anzi coricarmi in questa polvere tanto desiderata, e vorrei rotolarci dentro, alla faccia dell’allergia.
Ma sono uno scienziato, un ingegnere spaziale, tutto questo romanticismo è fuori posto.
Ritorno in me, ora che tanta felicità ha dato un senso a tutta la mia vita. 
Mi guardo intorno: una pianura piatta e uniforme, resa irregolare solo da buchi tondi: luna luna, sei una ridicola gruviera? Questo mi fa un po’ ridere.
Allontano lo sguardo: ecco i monti, spogli e grigi come la pianura. Ma ci sono ombre che si spostano: c’è qualcuno là? Ehi, ci siete, rispondete! Sbucate fuori!  Possiamo essere amici! Vengo dalla terra e sono felice di essere qui. Vengo in amicizia. Voglio sapere di voi e voglio raccontarvi di me, che da una vita studio e lavoro per essere qui in questo istante.
Le ombre si spostano ma nessun essere vivente esce  dalle rocce grigie.
Certo, è comprensibile la diffidenza.
Il cielo è azzurro tenue chiarissimo. Il mio sguardo, affaticato dalla tanta emozione e dalla mancanza di risposte, si perde nel blu.
La  felicità dura pochi secondi. L’evento - il primo passo sulla luna – in un attimo è compiuto. Si torna sulla terra.  Chissà se sulla terra si saprà di me! Ma non importa...
Ora sono di nuovo sull’astronave, torno alla guida.  La felicità è già meno intensa, ci si abitua.

Controllo l’ora: 3 marzo 1969, ore 10.21.  Metto in macchina le coordinate per il ritorno, poi mangerò qualcosa e prenderò una pastiglia. Ma guarda te se dovevano venirmi le mestruazioni proprio oggi...        

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