domenica 12 agosto 2012

Diario di uno stalker




Lunedì 
Sono le sette e dieci. Eccomi qui, davanti al tuo cancello. Come ogni mattina a quest’ora.  Immobile, con i muscoli ben tirati. La mia padrona è una ordinata e regolare. Ha la sveglia alle sette.  Si butta giù subito dal letto e si esce per il nostro giro mattutino. Alle otto si torna dalla passeggiata, si fa colazione, e lei va al lavoro. Torna alle 13.45. Ogni giorno.
Ogni  mattina sono qui e aspetto. Aspetto la mia preda. La mia padrona sa bene perché mi arresto qui e mi siedo, e mi aspetta rassegnata, sa che niente riuscirebbe a smuovermi.
Sento sbattere il portone. Lui è giù che mi aspetta.  Non lo sento, non abbaia e non ansima. Ma so che è lì.
 Questa mattina non ci sei, sicuramente sei ancora ai piedi del tua padrone che ti stiracchi. Non preoccuparti.  Domani mi trovi ancora qui. So aspettare. Ti aspetto da anni. Da sempre.

Martedì
Ti vedo. Lo sai, sei la mia preda. Solo tu. Se scappi ti cerco.  Se mi graffi, se mi guardi con aria di sfida, non desisto.  Ora c’è una cancellata fra me e te.  Te ne stai nel tuo bel giardino fiorito - un batuffolino bianco tra il verde e il rosa  di tulipani e petunie  -, ti senti al sicuro. Ma troverò un varco. Aspettami.
Quanto sei sciocco. Non penserai mica di riuscire a passare attraverso il mio cancello? E poi non si è mai soli.  La tua padrona  dice buono, su, che dolce Stella, e la  voce della bambina dalla finestra dice zitto, maschiaccio, e ancora:  tu Stellina, non provocarlo. Chissà perché siamo sempre noi gatti a provocare…
 Ma ci ritroveremo soli un giorno, faccia a faccia. Io ho la pazienza dalla mia.

Mercoledì
Ho scoperto come si fa! Il mio pelo arruffato e il mio soffiare lo fanno arretrare!  Wow, incredibile… sono una grande! Ha paura! Ha paura!
Scema.  Quanto sei scema. Pensi di farmi paura. Ma mi vedi? Sono Bull. Tutto pelle e muscoli, nipote di un cane lottatore che ha vinto più di cento gare, su cui hanno scommesso milioni, morto eroicamente in combattimento a Malaga, dopo aver addentato musi e orecchie per tutta la vita… Io stesso instancabile e eroico lottatore. Sono stato rinchiuso in canile per via di una retata, con un orecchio e una milza in meno,  come soggetto pericoloso. Destinato ad un ergastolo, che sopportavo senza difficoltà,  perchè sapevo come farmi rispettare anche da cani lupo e rottweiler, sono stato inaspettatamente adottato da lei. Lei, la professoressa in pensione, tipo fine, gentile e delicato, tanto per far capire…: intellettuale di sinistra, tutta libri e niente palestra, ha chiesto espressamente di accogliere un cane con una storia difficile…  insomma, il cane che nessuno voleva. E agli operatori del canile non sembrava vero di liberarsi di me, borioso, prepotente e ribelle. Dopo un complice scambio di occhiate, l’hanno portata da me, con poche speranze in verità. Lei ha chiesto, tanto per opporre un’ultima resistenza:  ma fa tante bave? Di fronte a Bull, terrore di tutti i lottatori del nord europa, si preoccupava della mia salivazione? Avete capito in quali mani ero finito? 
E tu, Stellina cara,  hai capito con chi hai a che fare? Pensi ancora che io abbia paura dei tuoi artigli? Ice, il gatto di casa, ne ha di affilati. Ogni tanto lascia il segno.  Ma me ne frego dei suoi graffi. La paura no,  non so cos’è.  Se ti arrivo al pelo,  sì che capisci …

Giovedì
Potrei  andare vicino al cancello per dire prendimi prendimi – gli altri gatti non fanno così? - ma non lo faccio. Si potrebbe dire che lo provoco, passerei dalla parte del torto. Non so bene come comportarmi. Me ne sto qui a strisciarmi vicino al glicine, con aria indifferente.
Provoca, dai. Tanto ti prenderò- ti azzannerò nel collo, tac, un colpetto, e via.  Si spezza la spina dorsale. In un  attimo non ci sei più. - Verrà il giorno.

Venerdì
Non tutti i giorni mi sento di affrontarlo.  Oggi dormo. Questa continua attesa, questa aggressività sospesa nell’aria, questa precarietà… mi tolgono le forze, le fusa e la speranza.
Oggi non c’è. Torno domani. E dopodomani ancora.

Sabato
Non mi va più di stare a sonnecchiare al sole, e a far le fusa ai soliti passanti.  La mente non ha tregua, sono stanca. Devo pensare qualcosa. Cambiando orari e abitudini, così magari lo spiazzo.

Domenica
Non posso credere. E’ la mia occasione! La padrona ha lasciato scivolare il guinzaglio mentre parla con la vicina e le fa vedere le foto dei nipoti. Che sprovveduta!  E tu Stellina sei lì pochi metri. E il cancello è aperto. Mascella serrata, occhi infuocati… L’adrenalina sale… Con due salti posso  essere lì.  Mi guardi, hai capito. Non  reagisci, non miagoli, non rizzi il pelo, non soffi… Fai qualcosa, su. Fallo per me, sei la mia preda. Che soddisfazione c’è a prendere una preda che sta lì ad aspettare la sua fine.
Un balzo e sono da te. ..
Ma non faccio nulla, proprio nulla. Resto qui seduto e ti osservo.
Facciamola finita, su. Perché non corri da me? Che ti succede, che mi succede? Sono paralizzata, non riesco a muovermi.
No, non ti prenderò. Se ti uccido non sarai più la mia vittima. Voglio che tu sia la mia vittima per sempre.
Sta seduto e mi guarda. Sento i suoi occhi. Sento il suo respiro.
Sto qui e ti guardo.    

Lunedì
Non scendo. Non mangio. Non bevo. On gioco. Non dormo.
La mia vittima è provata. Le darò un po’ di tregua. Quando si sentirà fuori pericolo, mi  troverà di nuovo.  Bisogna far prendere aria alla paura. La paura bisogna coltivarla, alimentarla, lasciarla quietare, spegnere  per poi ridare fuoco. Altrimenti il gioco finisce.

Martedì
La mia padrona piange.
Chi fa piangere la mia padrona? L’essere più dolce, più gentile,  più buono. Lei che mi ha accolto con l’affetto che nessuno mai ha pensato di dare al mostro, a Bull, re dei combattimenti , il più forte, il più feroce, il più veloce dei lottatori, vincitore di 114 combattimenti , che riempie di terrore cani e uomini e fiori con un solo sguardo… E lei, principessa, che cerca il mio sguardo sorridendo  ogni mattina, e accarezza il mio orecchio strappato, e mi prepara la colazione, e mi porta a passeggio nelle ore più fresche, e cerca con cura gli amici adatti a me in modo che io  non mi senta solo… Lei, principessa, ha paura? Sento quell’odore familiare, acido e dolce insieme, di fiori putrescenti: l’odore della paura.
Sollevo il mio tartufo martoriato in  combattimento da Devil III, e sento odori confusi.  Muschio mescolato a borotalco e caramella alla fragola, caramella di quelle molli e appiccicose che restano sotto le unghie dei bambini, e  profumo alla rosa sulla pelle pulita di una donna giovane.
C’è qualcuno sotto. Lei sbircia attraverso le persiane chiuse. Scende sola. Io resto immobile. Fermo e impotente. Respiro muschio, rosa e caramella appiccicosa.   E fiori marciscenti, la scia che Principessa si lascia dietro.

Bull, il grande feroce sanguinario Bull, non può nulla. Accucciato a terra, guaisce.
Chi dice che i cani non pensano e non hanno sentimenti?
“C’è sempre un animale più feroce  di te”.
Questo pensa Bull mercoledì  20 luglio 2012 alle ore 8.05 di mattina, mentre Principessa  scivola fuori dal portone per andare al lavoro.

1 commento:

  1. su, leggetemi, devo arrivare a 10.000 visualizzazioni, ne mancano poche...

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