Lunedì
Sono le sette e dieci. Eccomi qui, davanti al tuo cancello.
Come ogni mattina a quest’ora. Immobile,
con i muscoli ben tirati. La mia padrona è una ordinata e regolare. Ha la
sveglia alle sette. Si butta giù subito
dal letto e si esce per il nostro giro mattutino. Alle otto si torna dalla
passeggiata, si fa colazione, e lei va al lavoro. Torna alle 13.45. Ogni
giorno.
Ogni mattina sono qui
e aspetto. Aspetto la mia preda. La mia padrona sa bene perché mi arresto qui e
mi siedo, e mi aspetta rassegnata, sa che niente riuscirebbe a smuovermi.
Sento sbattere il portone. Lui è giù che mi aspetta. Non lo sento, non abbaia e non ansima. Ma so
che è lì.
Questa mattina non ci
sei, sicuramente sei ancora ai piedi del tua padrone che ti stiracchi. Non
preoccuparti. Domani mi trovi ancora
qui. So aspettare. Ti aspetto da anni. Da sempre.
Martedì
Ti vedo. Lo sai, sei la mia preda. Solo tu. Se scappi ti
cerco. Se mi graffi, se mi guardi con
aria di sfida, non desisto. Ora c’è una
cancellata fra me e te. Te ne stai nel
tuo bel giardino fiorito - un batuffolino bianco tra il verde e il rosa di tulipani e petunie -, ti senti al sicuro. Ma troverò un varco. Aspettami.
Quanto sei sciocco. Non penserai mica di riuscire a passare attraverso il
mio cancello? E poi non si è mai soli. La
tua padrona dice buono, su, che dolce
Stella, e la voce della bambina dalla
finestra dice zitto, maschiaccio, e ancora: tu Stellina, non provocarlo. Chissà perché
siamo sempre noi gatti a provocare…
Ma ci ritroveremo soli
un giorno, faccia a faccia. Io ho la pazienza dalla mia.
Mercoledì
Ho scoperto come si fa! Il mio pelo arruffato e il mio soffiare lo
fanno arretrare! Wow, incredibile… sono
una grande! Ha paura! Ha paura!
Scema. Quanto sei
scema. Pensi di farmi paura. Ma mi vedi? Sono Bull. Tutto pelle e muscoli,
nipote di un cane lottatore che ha vinto più di cento gare, su cui hanno
scommesso milioni, morto eroicamente in combattimento a Malaga, dopo aver
addentato musi e orecchie per tutta la vita… Io stesso instancabile e eroico
lottatore. Sono stato rinchiuso in canile per via di una retata, con un
orecchio e una milza in meno, come
soggetto pericoloso. Destinato ad un ergastolo, che sopportavo senza difficoltà,
perchè sapevo come farmi rispettare
anche da cani lupo e rottweiler, sono stato inaspettatamente adottato da lei. Lei,
la professoressa in pensione, tipo fine, gentile e delicato, tanto per far
capire…: intellettuale di sinistra, tutta libri e niente palestra, ha chiesto
espressamente di accogliere un cane con una storia difficile… insomma, il cane che nessuno voleva. E agli
operatori del canile non sembrava vero di liberarsi di me, borioso, prepotente
e ribelle. Dopo un complice scambio di occhiate, l’hanno portata da me, con
poche speranze in verità. Lei ha chiesto, tanto per opporre un’ultima resistenza: ma fa tante bave? Di fronte a Bull, terrore
di tutti i lottatori del nord europa, si preoccupava della mia salivazione?
Avete capito in quali mani ero finito?
E tu, Stellina cara, hai capito con chi hai a che fare? Pensi ancora
che io abbia paura dei tuoi artigli? Ice, il gatto di casa, ne ha di affilati. Ogni
tanto lascia il segno. Ma me ne frego
dei suoi graffi. La paura no, non so
cos’è. Se ti arrivo al pelo, sì che capisci …
Giovedì
Potrei andare vicino al cancello
per dire prendimi prendimi – gli altri gatti non fanno così? - ma non lo
faccio. Si potrebbe dire che lo provoco, passerei dalla parte del torto. Non so
bene come comportarmi. Me ne sto qui a strisciarmi vicino al glicine, con aria
indifferente.
Provoca, dai. Tanto ti prenderò- ti azzannerò nel collo, tac,
un colpetto, e via. Si spezza la spina
dorsale. In un attimo non ci sei più. - Verrà
il giorno.
Venerdì
Non tutti i giorni mi sento di affrontarlo. Oggi dormo. Questa continua attesa, questa
aggressività sospesa nell’aria, questa precarietà… mi tolgono le forze, le fusa
e la speranza.
Oggi non c’è. Torno domani. E dopodomani ancora.
Sabato
Non mi va più di stare a sonnecchiare al sole, e a far le fusa ai
soliti passanti. La mente non ha tregua,
sono stanca. Devo pensare qualcosa. Cambiando orari e abitudini, così magari lo
spiazzo.
Domenica
Non posso credere. E’ la mia occasione! La padrona ha
lasciato scivolare il guinzaglio mentre parla con la vicina e le fa vedere le
foto dei nipoti. Che sprovveduta! E tu Stellina
sei lì pochi metri. E il cancello è aperto. Mascella serrata, occhi infuocati…
L’adrenalina sale… Con due salti posso
essere lì. Mi guardi, hai capito.
Non reagisci, non miagoli, non rizzi il
pelo, non soffi… Fai qualcosa, su. Fallo per me, sei la mia preda. Che
soddisfazione c’è a prendere una preda che sta lì ad aspettare la sua fine.
Un balzo e sono da te. ..
Ma non faccio nulla, proprio nulla. Resto qui seduto e ti
osservo.
Facciamola finita, su. Perché non corri da me? Che ti succede, che mi
succede? Sono paralizzata, non riesco a muovermi.
No, non ti prenderò. Se ti uccido non sarai più la mia
vittima. Voglio che tu sia la mia vittima per sempre.
Sta seduto e mi guarda. Sento i suoi occhi. Sento il suo respiro.
Sto qui e ti guardo.
Lunedì
Non scendo. Non mangio. Non bevo. On gioco. Non dormo.
La mia vittima è provata. Le darò un po’ di tregua. Quando
si sentirà fuori pericolo, mi troverà di
nuovo. Bisogna far prendere aria alla
paura. La paura bisogna coltivarla, alimentarla, lasciarla quietare, spegnere per poi ridare fuoco. Altrimenti il gioco
finisce.
Martedì
La mia padrona piange.
Chi fa piangere la mia padrona? L’essere più dolce, più
gentile, più buono. Lei che mi ha
accolto con l’affetto che nessuno mai ha pensato di dare al mostro, a Bull, re
dei combattimenti , il più forte, il più feroce, il più veloce dei lottatori,
vincitore di 114 combattimenti , che riempie di terrore cani e uomini e fiori
con un solo sguardo… E lei, principessa, che cerca il mio sguardo sorridendo ogni mattina, e accarezza il mio orecchio
strappato, e mi prepara la colazione, e mi porta a passeggio nelle ore più
fresche, e cerca con cura gli amici adatti a me in modo che io non mi senta solo… Lei, principessa, ha paura?
Sento quell’odore familiare, acido e dolce insieme, di fiori putrescenti:
l’odore della paura.
Sollevo il mio tartufo martoriato in combattimento da Devil III, e sento odori
confusi. Muschio mescolato a borotalco e
caramella alla fragola, caramella di quelle molli e appiccicose che restano
sotto le unghie dei bambini, e profumo
alla rosa sulla pelle pulita di una donna giovane.
C’è qualcuno sotto. Lei sbircia attraverso le persiane chiuse.
Scende sola. Io resto immobile. Fermo e impotente. Respiro muschio, rosa e
caramella appiccicosa. E fiori
marciscenti, la scia che Principessa si lascia dietro.
Bull, il grande feroce sanguinario Bull, non può nulla. Accucciato
a terra, guaisce.
Chi dice che i cani non pensano e non hanno sentimenti?
“C’è sempre un animale più feroce di te”.
Questo pensa Bull mercoledì
20 luglio 2012 alle ore 8.05 di mattina, mentre Principessa scivola fuori dal portone per andare al
lavoro.
su, leggetemi, devo arrivare a 10.000 visualizzazioni, ne mancano poche...
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