venerdì 16 marzo 2012

Il corpo


- Ecco qui tutti gli abiti che avevo addosso oggi, biancheria compresa, non dimentichiamo le scarpe. Confeziono il tutto in questa borsa robusta. Non si sa mai che si rompa, meglio infilare il tutto in una seconda borsa di plastica. Chiudo bene…no, non chiudo ancora, voglio metterci anche gli asciugamani. Ora mi faccio un bel bagno, poi faccio fuori anche quelli, casomai rimanesse qualche impercettibile macchia di sangue; meglio essere prudenti. Certo, un buon bagno mi ci vuole proprio, non solo per eliminare le tracce di quel che è successo, ma soprattutto per rilassarmi. Metto nell’acqua un po’ di queste essenze profumate, vediamo se hanno il tanto decantato potere di distendere corpo e mente, oltre che combattere gli inestetismi della cellulite. Eccomi finalmente dentro…ah…questo sì che è benessere, pace, serenità e quant’altro. Voglio stare qui fino a che l’acqua si raffredda, senza muovere neanche un muscolo, a godermi questa assenza di gravità.
Sto dieci minuti ad occhi chiusi. Quando li riapro mi viene un pensiero stupido: le unghie dei piedi, che spuntano dall’acqua, disturbano la mia quiete. Il rosso mi colpisce e mi urta. Lo smalto è da ridare. Ma non è quello che mi infastidisce, è il colore rosso. Rosso porpora, rosso mattone, rosso ciliegia, rosso…no no no. Ed ecco ritorna alla mente il pensiero che volevo mettere da parte, e c’ero quasi riuscita. Il rosso mi ricorda…
il corpo.

C’era nell’altra stanza il corpo di quell’uomo, e lei non sapeva cosa farne. Era un gran casino. Al momento aveva pensato a come eliminare le tracce di sangue. Ma il corpo era ancora  là. E ora non riusciva più a fare a meno di pensarci. Aveva vagliato tutti i possibili modi di sistemarlo, e non aveva ancora trovato…per ora il tipo se ne stava nella stanza vuota un tempo adibita a camera della madre.    Era steso  a terra  vestito; l’aveva girato a faccia in giù, perché la vista del volto, pur inespressivo, la inquietava. Aveva spento il termosifone e aperto la finestra – a persiane chiuse - in modo da abbassare la temperatura. Aveva dovuto chiudere la porta, perché Luna andava a leccargli le mani, come per consolarlo, anche se non c’era consolazione possibile…era morto, mortissimo. Chissà se la polizia avrebbe potuto trovare tracce del morto su Luna a seguito di quelle leccate? 
Comunque uccidere il tipo non era stato poi così difficile. L’aveva invitato in casa per prestargli il giornale di cui avevano appena parlato, e lui si era fermato a fare due parole, si era seduto in cucina. Lei si era offerta di preparare il caffè. I fornelli si trovavano alle spalle di lui. Lei aveva afferrato il ferro da stiro, appoggiato sul ripiano della cucina e in un attimo…fatto. Certo, era stata una mossa azzardata. Se lui si fosse girato un secondo prima e avesse reagito? E se non fosse morto sul colpo e fosse rimasto lì agonizzante? Sai che spavento! E se si fosse messo a gridare?
Lei non aveva programmato quel gesto, anche ci aveva fantasticato a lungo. Era stato tutto assolutamente naturale. Le era andato tutto bene, ed era orgogliosa di sé. Non vedeva l’ora di parlarne alle amiche, che la consideravano assolutamente priva di senso pratico, un’incapace totale, ma evidentemente avrebbe dovuto tenere quel segreto per sè. Ora la cucina era in perfetto ordine: aveva pulito con cura le macchie di sangue dal tavolo e dal pavimento con la candeggina, e aveva passato anche la vaporella. Aveva lavato il pavimento calpestato dal tipo, e eveva dato una passata veloce anche all’androne del palazzo (la cosa non aveva dato dell’occhio perché lei ogni tanto lo faceva, l’impresa di pulizie del condominio non era molto efficiente, e lei alla pulizia ci teneva molto). Aveva sistemato gli abiti, e li avrebbe portati in un cassonetto un po’ fuori mano. Doveva solo pulirsi bene le unghie, caso mai fosse rimasto qualche residuo di sangue.
Ma il vero problema era il corpo.

- Ma cazzo che grana!
Buttarlo nel fiume? Sarebbe stato l’ideale. L’acqua fa perdere tutte le tracce eventualmente rimaste.  Ma questo come ce lo porto al fiume? Intanto lo devo trascinare fuori casa, avvolto  in un bel sacco della spazzatura, e caricarlo in macchina. Ma i vicini che mi vedono trascinare quest’involucro (perché non riesco mica a sollevarlo)  chissà a cosa possono pensare. E poi, riuscissi anche a raggiungere il fiume in macchina, come faccio ad arrivare fin vicino all’acqua con l’auto? Senza contare che qui siamo ad Alessandria, mica a Londra,  nel tanaro ci sarà un metro d’acqua sì e no…
Ma ho letto tanti libri, me ne verranno di idee migliori, non mi perdo d’animo.
Ecco, la prima cosa è fare a pezzi il corpo. Poi si congela. E poi ci si pensa con calma.
Ma come si vede che i libri li scrive gente che ha senso pratico zero - altro che me - e che non ha mai ucciso neanche una gallina: come lo faccio a pezzi un corpo? Con i coltelli da cucina, che non tagliano neanche la pizza? Con la scure, come nei film? Certo, tutti hanno una scure in casa, può sempre servire…
Io non ho una scure, e se ben ce l’avessi non la userei, perché non è cosa adatta ad un appartamento, mi ci vorrebbe poi una settimana per pulire. E poi mi farebbe senso, sono una facilmente impressionabile. E non parliamo poi di usare una motosega: come farsela prestare o acquistarla senza dare nell’occhio? E poi, chissà quanti spruzzi!
Tornando poi ai risvolti pratici, il tipo nel mio freezer non ci sta, neanche tagliato a pezzi. Quando mi è capitato di acquistare più surgelati di quel che il frigo potesse contenere ho portato qualcosa ai vicini, che hanno un congelatore grande, ma ora per il tipo, direi che non è il caso.
E poi una volta congelato il tipo, che ne faccio? Ne butto due tre pezzi per volta? No no no no, che pensiero, sono proprio un mostro…a Luna no, mai…
La mia amica mi ha dato un’idea: sciogliere il corpo nell’acido, come in un caso di cronaca inizi ‘900.  Ovviamente non ho chiesto consigli alle amiche su come disfarsi di un cadavere, ma una sera eravamo in un locale, si chiacchierava del più e del meno, e io raccontavo del tipo che mi perseguita, cioè mi perseguitava. E di come avrei voluto scrivere un racconto giallo sull’omicidio - dato che mi piace tanto scrivere – tanto per scaricare un po’ di tensione.  E così abbiamo fantasticato. Paola ha la passione della cucina, capisco, ma come si fa a far cuocere uno? Già  non sono portata per i fornelli, poi ci vorrebbe la ricetta precisa, che se si sbagliano le dosi e non viene il sapone ma una specie di brodaglia liquida, sai che schifo? E poi io ho pentole piccole, ci vorrebbe almeno il pentolone da conserva della vicina, quello sì sarebbe l’ideale, ma con che scusa glielo potrei chiedere? In inverno poi, che non si fanno conserve?
Non pensavo fosse un tale casino liberarsi di un cadavere, pensavo fosse più complicato l’omicidio, che invece è stato cosa da niente…
L’acqua è quasi fredda, meglio che esca…ecco qui l’accappatoio da infilare nel sacco con gli abiti sporchi. Mi sciugo i capelli e mi faccio la maschera. Metto su un po’ di musica: no, non musica classica, è triste, qui c’è già un clima da funerale. Tiriamoci un po’ su…Baglioni certo no, mi sembra irriverente verso il tipo. De Gregori, sì, può andare, è tanto che non lo sento. Ora mi faccio le unghie, intanto penso. Metto  lo smalto viola, il rosso assolutamente no, mai più…
Come si fa a mummificare un corpo? Sarà difficile? Ci riuscivano gli egiziani, non ci devo riuscire io? Dicono che nessuno conosca il segreto…Hanno inventato creme per la cellulite e le smagliature, e non riescono a fare una pomata di erbe per imbalsamare il tipo? Ma magari nessuno ha provato. Proverò io. Cerco su internet. Su internet c’è tutto.  Però per imbalsamarlo devo…toccarlo...no, che schifo, mi faceva schifo già da vivo…Beh qualcosa devo ben fare, anzi devo darmi una mossa, mi sa che tra un po’ puzza…Mi metterò i guanti. Chissà com’è nudo, l’ho sempre visto vestito, col giaccone… Però, brava Anna, bella idea. Così ho eliminato il problema del trasporto. Il tipo lo lascio lì nella stanzetta, speriamo che si trovino le creme (mi sa che dovrò farle preparare in farmacia con gli ingredienti di internet, e chissà quanto costeranno…) e che la mummificazione riesca bene. Tanto la stanza non mi serve, lascio la porta chiusa; poi qui non viene mai nessuno. Però meglio togliere le foto di famiglia. La mamma in particolare.
Ora accendo il pc. Google. Mummificazione ingredenti. No, imbalsamazione ingredienti chimici. Sodio – sarà il sale da cucina, ne ho una scorta abbondante -, nitro – che è? mi sa che devo chiedere -. Bicarbonato, ne ho una confezione da mezzo chilo, potrà bastare? Poi creme, profumi, aromi Posso usare i profumi che non uso, anche se sono da donna lui non se ne avrà a male; creme ne ho in quantità; ecco, l’olio 31! Ne ho un boccetto intero: va bene per tutto, tosse, reumatismi, mal di stomaco, sicuramente va bene anche per il tipo; tanto per me non lo uso più, mi fa starnutire. Certo, se internet fornisse anche le dosi! E poi cos’è questa spiegazione, tecniche svuotamento? Mamma mia…ma non perdiamoci d’animo, una cosa per volta.  Cominciamo dalla spesa, andiamo a comprare gli ingredienti, intanto buttiamo il sacco..
Sono contenta di me. Sono assolutamente soddisfatta di me. Orgogliosa direi. Non tutti i problemi sono risolti, ma sono sulla buona strada, tutto è deciso. Sono stata brava, come vorrei mi vedessero le mie amiche… non ci crederanno mai…

Che strano. Non mi viene di pensare a quel che è successo prima.
E’ stata una bruttissima storia. Da mesi ricevevo telefonate anonime, col numero oscurato, a casa e in ufficio, e trovavo bigliettini sulla mia auto. Il tipo non era invadente o volgare, diceva che voleva parlare con me, sentire la mia voce. Le telefonate si sono fatte più frequenti, e naturalmente lui non si lasciava mai identificare. Riuscì ad avere anche il numero del mio cellulare, non so come, così dovetti cambiare numero. Ma continuò a chiamare a casa, quasi tutti i giorni, spesso più volte al giorno. Parlava di sé, ma non diceva mai nulla che potesse far capire chi era. Diceva di aver bisogno di me, si lamentava della sua solitudine, parlava anche di un lavoro stressante. E io ascoltavo ascoltavo, lo consolavo con frasi di circostanza, lo assecondavo. Era una vera tortura, una persecuzione, anche se non violenta. Dimostrava di conoscermi, conosceva i miei spostamenti. Avevo paura, per questo non mettevo giù. Il maniaco non cercava l’incontro, gli bastava la mia voce, e si innervosiva quando non avevo argomenti. Non sembrava interessato al sesso, il che avrebbe almeno dato un senso alla cosa. Ero attenta ad ogni dettaglio che mi poteva dire qualcosa in più di lui. Ma non lasciava trapelare nulla.
Cominciai a guardare vicini, colleghi e conoscenti con sospetto, ma nessuna delle persone intorno a me sembrava un ipotetico maniaco. Chiesi alla polizia di mettere sotto controllo il mio telefono, ma mi sentii dire che questo non era possibile in assenza di un reale pericolo. E quello non era forse un reale pericolo? Pensai che dovevo sbrigarmela da sola. Continuavo ad assecondarlo al telefono per non insospettirlo, per non fagli capire che lo cercavo.
Finchè una sera lo vidi.
Stavo portando  fuori Luna, dopo cena. Era appoggiato al muro, fuori dal portone di fronte a casa mia. Stava fumando, il viso mezzo coperto dal cappuccio del giaccone. Mi guardò, mi sorrise. Per stare al gioco ricambiai. Capii subito che era lui.
Lo vidi le sere successive e decisi finalmente di prendere l’iniziativa, di rivolgergli la parola, per vedere confermati i miei sospetti. - Fa freddo…il tempo cambia...come va…- Un brivido mi percorse la schiena. La voce era la stessa. Avevo colpito nel segno, era proprio lui. Le cose continuarono così per alcuni giorni, finchè ieri sera l’ho invitato su a casa, con una scusa banale; e di lì è stato tutto facilissimo.

Ho ritrovato finalmente la mia tranquillità.
Il telefono suona. Com’è possibile, non aspetto chiamate. Non è la mia amica…il solito numero sconosciuto…
Non rispondo. Sono perplessa. Aggrotto la fronte e mi gratto la testa…
Ma allora…
il tipo nell’altra stanza…
chi è?
      

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