- Ecco qui
tutti gli abiti che avevo addosso oggi, biancheria compresa, non dimentichiamo
le scarpe. Confeziono il tutto in questa borsa robusta. Non si sa mai che si
rompa, meglio infilare il tutto in una seconda borsa di plastica. Chiudo bene…no,
non chiudo ancora, voglio metterci anche gli asciugamani. Ora mi faccio un bel
bagno, poi faccio fuori anche quelli, casomai rimanesse qualche impercettibile
macchia di sangue; meglio essere prudenti. Certo, un buon bagno mi ci vuole
proprio, non solo per eliminare le tracce di quel che è successo, ma
soprattutto per rilassarmi. Metto nell’acqua un po’ di queste essenze
profumate, vediamo se hanno il tanto decantato potere di distendere corpo e
mente, oltre che combattere gli inestetismi della cellulite. Eccomi finalmente
dentro…ah…questo sì che è benessere, pace, serenità e quant’altro. Voglio stare
qui fino a che l’acqua si raffredda, senza muovere neanche un muscolo, a
godermi questa assenza di gravità.
Sto dieci minuti ad occhi chiusi.
Quando li riapro mi viene un pensiero stupido: le unghie dei piedi, che
spuntano dall’acqua, disturbano la mia quiete. Il rosso mi colpisce e mi urta.
Lo smalto è da ridare. Ma non è quello che mi infastidisce, è il colore rosso.
Rosso porpora, rosso mattone, rosso ciliegia, rosso…no no no. Ed ecco ritorna
alla mente il pensiero che volevo mettere da parte, e c’ero quasi riuscita. Il
rosso mi ricorda…
il corpo.
C’era nell’altra
stanza il corpo di quell’uomo, e lei non sapeva cosa farne. Era un gran casino.
Al momento aveva pensato a come eliminare le tracce di sangue. Ma il corpo era
ancora là. E ora non riusciva più a fare
a meno di pensarci. Aveva vagliato tutti i possibili modi di sistemarlo, e non
aveva ancora trovato…per ora il tipo se ne stava nella stanza vuota un tempo
adibita a camera della madre. Era steso
a terra vestito; l’aveva girato a
faccia in giù, perché la vista del volto, pur inespressivo, la inquietava. Aveva
spento il termosifone e aperto la finestra – a persiane chiuse - in modo da
abbassare la temperatura. Aveva dovuto chiudere la porta, perché Luna andava a
leccargli le mani, come per consolarlo, anche se non c’era consolazione
possibile…era morto, mortissimo. Chissà se la polizia avrebbe potuto trovare
tracce del morto su Luna a seguito di quelle leccate?
Comunque uccidere il tipo non era
stato poi così difficile. L’aveva invitato in casa per prestargli il giornale
di cui avevano appena parlato, e lui si era fermato a fare due parole, si era
seduto in cucina. Lei si era offerta di preparare il caffè. I fornelli si
trovavano alle spalle di lui. Lei aveva afferrato il ferro da stiro, appoggiato
sul ripiano della cucina e in un attimo…fatto. Certo, era stata una mossa
azzardata. Se lui si fosse girato un secondo prima e avesse reagito? E se non
fosse morto sul colpo e fosse rimasto lì agonizzante? Sai che spavento! E se si
fosse messo a gridare?
Lei non aveva
programmato quel gesto, anche ci aveva fantasticato a lungo. Era stato tutto
assolutamente naturale. Le era andato tutto bene, ed era orgogliosa di sé. Non
vedeva l’ora di parlarne alle amiche, che la consideravano assolutamente priva
di senso pratico, un’incapace totale, ma evidentemente avrebbe dovuto tenere
quel segreto per sè. Ora la cucina era in perfetto ordine: aveva pulito con
cura le macchie di sangue dal tavolo e dal pavimento con la candeggina, e aveva
passato anche la vaporella. Aveva lavato il pavimento calpestato dal tipo, e
eveva dato una passata veloce anche all’androne del palazzo (la cosa non aveva
dato dell’occhio perché lei ogni tanto lo faceva, l’impresa di pulizie del
condominio non era molto efficiente, e lei alla pulizia ci teneva molto). Aveva
sistemato gli abiti, e li avrebbe portati in un cassonetto un po’ fuori mano.
Doveva solo pulirsi bene le unghie, caso mai fosse rimasto qualche residuo di
sangue.
Ma il vero problema era il corpo.
- Ma cazzo che
grana!
Buttarlo nel fiume? Sarebbe stato
l’ideale. L’acqua fa perdere tutte le tracce eventualmente rimaste. Ma questo come ce lo porto al fiume? Intanto
lo devo trascinare fuori casa, avvolto
in un bel sacco della spazzatura, e caricarlo in macchina. Ma i vicini
che mi vedono trascinare quest’involucro (perché non riesco mica a
sollevarlo) chissà a cosa possono
pensare. E poi, riuscissi anche a raggiungere il fiume in macchina, come faccio
ad arrivare fin vicino all’acqua con l’auto? Senza contare che qui siamo ad
Alessandria, mica a Londra, nel tanaro
ci sarà un metro d’acqua sì e no…
Ma ho letto tanti libri, me ne
verranno di idee migliori, non mi perdo d’animo.
Ecco, la prima cosa è fare a
pezzi il corpo. Poi si congela. E poi ci si pensa con calma.
Ma come si vede che i libri li
scrive gente che ha senso pratico zero - altro che me - e che non ha mai ucciso
neanche una gallina: come lo faccio a pezzi un corpo? Con i coltelli da cucina,
che non tagliano neanche la pizza? Con la scure, come nei film? Certo, tutti
hanno una scure in casa, può sempre servire…
Io non ho una scure, e se ben ce
l’avessi non la userei, perché non è cosa adatta ad un appartamento, mi ci vorrebbe
poi una settimana per pulire. E poi mi farebbe senso, sono una facilmente impressionabile.
E non parliamo poi di usare una motosega: come farsela prestare o acquistarla
senza dare nell’occhio? E poi, chissà quanti spruzzi!
Tornando poi ai risvolti pratici,
il tipo nel mio freezer non ci sta, neanche tagliato a pezzi. Quando mi è
capitato di acquistare più surgelati di quel che il frigo potesse contenere ho
portato qualcosa ai vicini, che hanno un congelatore grande, ma ora per il
tipo, direi che non è il caso.
E poi una volta congelato il tipo,
che ne faccio? Ne butto due tre pezzi per volta? No no no no, che pensiero,
sono proprio un mostro…a Luna no, mai…
La mia amica
mi ha dato un’idea: sciogliere il corpo nell’acido, come in un caso di cronaca
inizi ‘900. Ovviamente non ho chiesto
consigli alle amiche su come disfarsi di un cadavere, ma una sera eravamo in un
locale, si chiacchierava del più e del meno, e io raccontavo del tipo che mi
perseguita, cioè mi perseguitava. E di come avrei voluto scrivere un racconto giallo
sull’omicidio - dato che mi piace tanto scrivere – tanto per scaricare un po’
di tensione. E così abbiamo fantasticato.
Paola ha la passione della cucina, capisco, ma come si fa a far cuocere uno? Già non sono portata per i fornelli, poi ci
vorrebbe la ricetta precisa, che se si sbagliano le dosi e non viene il sapone
ma una specie di brodaglia liquida, sai che schifo? E poi io ho pentole
piccole, ci vorrebbe almeno il pentolone da conserva della vicina, quello sì
sarebbe l’ideale, ma con che scusa glielo potrei chiedere? In inverno poi, che
non si fanno conserve?
Non pensavo fosse un tale casino
liberarsi di un cadavere, pensavo fosse più complicato l’omicidio, che invece è
stato cosa da niente…
L’acqua è
quasi fredda, meglio che esca…ecco qui l’accappatoio da infilare nel sacco con
gli abiti sporchi. Mi sciugo i capelli e mi faccio la maschera. Metto su un po’
di musica: no, non musica classica, è triste, qui c’è già un clima da funerale.
Tiriamoci un po’ su…Baglioni certo no, mi sembra irriverente verso il tipo. De
Gregori, sì, può andare, è tanto che non lo sento. Ora mi faccio le unghie, intanto
penso. Metto lo smalto viola, il rosso assolutamente
no, mai più…
Come si fa a
mummificare un corpo? Sarà difficile? Ci riuscivano gli egiziani, non ci devo
riuscire io? Dicono che nessuno conosca il segreto…Hanno inventato creme per la
cellulite e le smagliature, e non riescono a fare una pomata di erbe per imbalsamare
il tipo? Ma magari nessuno ha provato. Proverò io. Cerco su internet. Su
internet c’è tutto. Però per
imbalsamarlo devo…toccarlo...no, che schifo, mi faceva schifo già da vivo…Beh
qualcosa devo ben fare, anzi devo darmi una mossa, mi sa che tra un po’
puzza…Mi metterò i guanti. Chissà com’è nudo, l’ho sempre visto vestito, col
giaccone… Però, brava Anna, bella idea. Così ho eliminato il problema del
trasporto. Il tipo lo lascio lì nella stanzetta, speriamo che si trovino le
creme (mi sa che dovrò farle preparare in farmacia con gli ingredienti di
internet, e chissà quanto costeranno…) e che la mummificazione riesca bene.
Tanto la stanza non mi serve, lascio la porta chiusa; poi qui non viene mai
nessuno. Però meglio togliere le foto di famiglia. La mamma in particolare.
Ora accendo il pc. Google.
Mummificazione ingredenti. No, imbalsamazione ingredienti chimici. Sodio – sarà
il sale da cucina, ne ho una scorta abbondante -, nitro – che è? mi sa che devo
chiedere -. Bicarbonato, ne ho una confezione da mezzo chilo, potrà bastare? Poi
creme, profumi, aromi Posso usare i profumi che non uso, anche se sono da donna
lui non se ne avrà a male; creme ne ho in quantità; ecco, l’olio 31! Ne ho un
boccetto intero: va bene per tutto, tosse, reumatismi, mal di stomaco,
sicuramente va bene anche per il tipo; tanto per me non lo uso più, mi fa
starnutire. Certo, se internet fornisse anche le dosi! E poi cos’è questa
spiegazione, tecniche svuotamento? Mamma mia…ma non perdiamoci d’animo, una
cosa per volta. Cominciamo dalla spesa,
andiamo a comprare gli ingredienti, intanto buttiamo il sacco..
Sono contenta
di me. Sono assolutamente soddisfatta di me. Orgogliosa direi. Non tutti i
problemi sono risolti, ma sono sulla buona strada, tutto è deciso. Sono stata
brava, come vorrei mi vedessero le mie amiche… non ci crederanno mai…
Che strano. Non
mi viene di pensare a quel che è successo prima.
E’ stata una bruttissima storia. Da
mesi ricevevo telefonate anonime, col numero oscurato, a casa e in ufficio, e
trovavo bigliettini sulla mia auto. Il tipo non era invadente o volgare, diceva
che voleva parlare con me, sentire la mia voce. Le telefonate si sono fatte più
frequenti, e naturalmente lui non si lasciava mai identificare. Riuscì ad avere
anche il numero del mio cellulare, non so come, così dovetti cambiare numero.
Ma continuò a chiamare a casa, quasi tutti i giorni, spesso più volte al
giorno. Parlava di sé, ma non diceva mai nulla che potesse far capire chi era. Diceva
di aver bisogno di me, si lamentava della sua solitudine, parlava anche di un
lavoro stressante. E io ascoltavo ascoltavo, lo consolavo con frasi di
circostanza, lo assecondavo. Era una vera tortura, una persecuzione, anche se
non violenta. Dimostrava di conoscermi, conosceva i miei spostamenti. Avevo
paura, per questo non mettevo giù. Il maniaco non cercava l’incontro, gli bastava
la mia voce, e si innervosiva quando non avevo argomenti. Non sembrava
interessato al sesso, il che avrebbe almeno dato un senso alla cosa. Ero
attenta ad ogni dettaglio che mi poteva dire qualcosa in più di lui. Ma non
lasciava trapelare nulla.
Cominciai a
guardare vicini, colleghi e conoscenti con sospetto, ma nessuna delle persone intorno
a me sembrava un ipotetico maniaco. Chiesi alla polizia di mettere sotto
controllo il mio telefono, ma mi sentii dire che questo non era possibile in
assenza di un reale pericolo. E quello non era forse un reale pericolo? Pensai
che dovevo sbrigarmela da sola. Continuavo ad assecondarlo al telefono per non
insospettirlo, per non fagli capire che lo cercavo.
Finchè una
sera lo vidi.
Stavo portando fuori Luna, dopo cena. Era appoggiato al muro,
fuori dal portone di fronte a casa mia. Stava fumando, il viso mezzo coperto
dal cappuccio del giaccone. Mi guardò, mi sorrise. Per stare al gioco ricambiai.
Capii subito che era lui.
Lo vidi le sere successive e
decisi finalmente di prendere l’iniziativa, di rivolgergli la parola, per vedere
confermati i miei sospetti. - Fa freddo…il tempo cambia...come va…- Un brivido
mi percorse la schiena. La voce era la stessa. Avevo colpito nel segno, era proprio
lui. Le cose continuarono così per alcuni giorni, finchè ieri sera l’ho
invitato su a casa, con una scusa banale; e di lì è stato tutto facilissimo.
Ho ritrovato finalmente
la mia tranquillità.
Il telefono suona. Com’è
possibile, non aspetto chiamate. Non è la mia amica…il solito numero
sconosciuto…
Non rispondo. Sono perplessa. Aggrotto
la fronte e mi gratto la testa…
Ma allora…
il tipo nell’altra stanza…
chi è?
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