La ragazza se ne stava a letto
tra sonno e veglia, delirante. Un girotondo di immagini e suoni la stordiva.
Aspettava che succedesse qualcosa, che qualcuno venisse a salvarla. Invece non
venne nessuno, se non alcuni parenti dall’espressione affranta, forse convinti
di partecipare a un funerale. A un cento punto sentì dei passi per le scale, si
alzò e trovò la porta d’ingresso spalancata. Se n’erano andati tutti, senza
chiudere la porta? Si convinse ingiustamente che questo dovesse far parte del
delirio.
Attendeva un segno. Sentì finalmente il suono insistente di
un clacson in strada, e pensò che era lui (lui chi?) che la aspettava.
La caccia al tesoro cominciò.
Si buttò giù dal letto e si vestì
in un attimo, indossando abiti nuovi, acquistati appositamente per quell’occasione:
una gonna nera corta a fiorellini giallo e arancio che scopriva gambe lunghe e
abbronzate, una maglia gialla - una tinta pastello -, una giacca anch’essa
giallina. Stava proprio bene vestita così. Solo non fece caso ai cartellini coi
prezzi ancora attaccati, cosa che le avrebbe fatto notare la vicina poco dopo,
per le scale.
Scese in strada aspettando di trovare un’auto ad attenderla,
cercò con lo sguardo una macchina in seconda fila. Alzò le spalle, stupita ma
non indispettita. Era un gioco. Sapeva di dover stare al gioco. E il gioco era
fatto di regole che qualcun altro aveva disposto, e che lei neppure conosceva.
Doveva cercare. Cercare la via, cercare gli indizi, essere
attenta ai segnali. Le indicazioni erano imprevedibili, e doveva essere pronta
a percepirle, osservando e ascoltando con mente aperta, senza idee preconcette.
Il colore giallo. Ecco, quello
doveva essere il segnale. Era il suo colore. E si avviò decisa verso un’auto
gialla, ma non trovò nessuno alla guida. Si guardò intorno perplessa. Ecco un
altro oggetto giallo: un cassonetto dei rifiuti. Guardò tutt’intorno al
contenitore, niente che le indicasse la via. Con encomiabile perseveranza
procedette, aprendo il coperchio del cassonetto: non vide nient’altro che
quotidiani stropicciati e cartoni. C’era qualcosa che non andava. Non era
quello il segnale.
Non si scoraggiò. Si guardò nuovamente intorno, e alzando
gli occhi trovò finalmente: sulla facciata della sua casa c’era una grande
bandiera italiana esposta, si trovava proprio sotto la finestra del suo
soggiorno. Chi poteva averla messa lì per lei? E in alto tante file di
bandierine tricolori attraversavano la strada.
- E’ evidente, questo è il segnale!
Seguì i festoni – ce n’era uno all’incirca
ogni 10 metri – e camminò per la città con lo sguardo sempre rivolto in alto,
alle bandierine. Entrò nel centro storico, seguendo sempre i segnali, fino a
che, ad un bivio, vide bandierine sia a destra che a sinistra. Bandierine in tutte
le vie. Si fermò un attimo a riflettere; quell’ostacolo doveva avere un significato,
era una prova. Ma non riuscì ad afferrarne il senso. Prese una via a caso.
Le bandierine la portarono davanti alla chiesa. Pensò che
avrebbe dovuto parlare col prete, ma le dissero che non c’era. Evidentemente
non era lui che poteva aiutarla. Non era
più così sicura di trovare qualcosa o qualcuno. Ma proseguì comunque per la sua
strada, come se ci fosse un compito da svolgere fino in fondo.
Continuando a seguire le bandierine arrivò ad un portone
aperto, ed entrò in un grande cortile
deserto. Rivolse la sua attenzione al casermone abbandonato che
circondava il cortile: entrò in un lungo angusto corridoio e visitò una serie
di stanzette fatiscenti. Giunta in fondo
fu costretta a ritornare indietro.
Tornò in cortile. Sentì ridere. Qualcuno c’era nel
casamento. E voltandosi vide degli uomini affacciarsi da una finestra in alto.
La guardavano e ridevano. Pensò
potessero essere loro…ma sembravano solo ridere di lei.
No, non erano loro. Non c’era nessuno, niente e nessuno.
Seguì ancora le bandierine, ma ormai in modo automatico, senza aspettarsi più nulla.
Si ritrovò sulla via di casa. Con le lacrime agli occhi.
La caccia al tesoro era finita.
Nei giorni successivi avrebbe saputo che la città era stata decorata con
le bandierine in occasione di un raduno degli alpini
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