venerdì 16 marzo 2012

Natale


24 dicembre 2008, ore 23
- Su  prof, datti una mossa, sei agli ultimi compiti. Passano a chiamarti fra dieci minuti, puoi farcela. Ma che cavolo mi è venuto in mente, storie di natale, che noia. Banalità e buoni sentimenti, che melensaggine… Ecco l’ultimo. Wow, Elena.  Asino assoluto, quarta di seno, quarta abbondante…splendida creatura…Sapesse pure scrivere in italiano…Mettiamo subito un suff senza leggere, e via. Ma perché il cell non suona…
Massì, un ultimo sforzo, correggerò anche Elena…


Elena sale le scale ripide, in alto più in alto…il vociare di sottofondo si attutisce, sfuma…arriva in solaio:
-  Finalmente un po’ di silenzio. Certo è un po’ freddino qui…Mamma e papà stanno urlando, al solito. Ma non le solite urla, urla natalizie. Le luci dell’albero non funzionano, le decorazioni dei vicini sono più belle, più originali delle nostre, i regali….troppi, troppo pochi…dovevamo invitare anche…Che pizza, quei due chi li sopporta più, lei isterica e lui che la asseconda. Quanto rompono, anche a natale. Già, è la notte di natale. I due sotto tra un po’ esauriscono le energie, smettono di litigare, e iniziano i festeggiamenti; ovviamente vorranno che io partecipi. Ehi…..ma  sono loro che mi hanno svegliato con le loro doscussioni, mi ero addormentata al computer mentre stavo riguardando, indovinate un po’, una storia sul natale…quella che ho scritto per la scuola. Sì, ho scritto una storia di natale, e mi è pure venuta bene, originale...chissà che ci scappi una sufficienza…
Ma che pace qui in solaio, è proprio un posto speciale: che silenzio, libidine, un paradiso….ci verrò più spesso.  Mi butto in un divano sfondato, sollevando una nuvola di polvere. C’è solo una torcia elettrica per illuminare, e fa poca luce. Mi guardo intorno: nella penombra ecco il lettino di metallo della mamma da piccola, con il materasso mangiato dalle tarme, tanti vasetti di vetro con forme strane rimasti inutilizzati qui perché la mamma è troppo ignorante, usa quelli dell’ikea. E questi sono mattoncini lego preistorici, ingialliti e consumati. Ed ecco uno stupendo seggiolone con fondo apribile ....si usava così, al tempo dei nonni…una bambola con i capelli gialli di stoppa e il vestito rovinato, rosicchiato dai topi…e tanti libri ingialliti che in appartamento non stanno, non si abbinano ai mobili. Ci sono un sacco di oggetti strani oggetti appartenuti ai nonni; questa un tempo era la loro casa.

Apro la valigetta di legno - nessuna serratura, sembra impossibile - e comincio a esaminare i suoi misteri. E passo ore e ore …vicino a carte e foto di sconosciuti. Dimentico il mondo.
Forse volete sapere che cosa ho trovato e che cosa ha attratto tanto la mia attenzione, ora che mi avete identificata come adolescente svagata e ribelle…?
Ecco: questo è un diploma di scuola elementare, su carta ingiallita con bordi dorati,strappato nelle ripiegature, a nome del nonno,. I voti sono tutti sette/otto, scritti  con il pennino. Mi pare che  il nonno abbia fatto solo le elementari…Il diploma è del 7 luglio 1922. Il nonno aveva ben 14 anni. So che già da bambino lavorava.
Non ho conosciuto il nonno, è morto nel 1980, io sono nata nel ‘90., ma ho visto le foto, ce ne sono diverse qui, un bell’uomo. La mamma dice che somiglia ad un attore, ma non ricorda quale..
Qui c’è un libretto di lavoro. Delle foto tessera. Una pipa di legno fatta a mano.
Ecco una foto buffa, in cui il nonno è bruciato dal sole, nero nero. È con una decina di altri uomini, in un paesaggio fatto di pietre, senza vegetazione. Suonano degli strumenti: un violino, un clarino, un contrabbasso … La mamma dice che è una foto di guerra, e che è uno scherzo. Gli strumenti e spartiti sono finti, fatti con pezzi di legno. Non possiedono strumenti i soldati. Ma non hanno divise, non sono soldati. Sono prigionieri. Nella foto un uomo regge un cartello con su scritto “Radio Albania. Canta che ti passa”. Sono tutti magri e laceri. Io mi chiedo: ma perché avevano voglia di scherzare? Questa cosa non fa ridere…
Ci sono tante lettere scritte con calligrafia infantile.
-          Quando vengono gli apparecchi, sembra che non finiscano mai, ma  sono abituato a urti e scosse. In questi giorni non bombardano, tutto bene”.
-           Qui tutto bene – così finiscomo tutte le lettere. Qualche riga nera di censura sembra coprire nomi di città.
Io non ho conosciuto il nonno. So che è stato soldato in Grecia e Albania durante la seconda guerra mondiale, e poi prigioniero in Austria.
Ci sono delle cartoline in bianco e nero di Vienna, con un duomo, un castello e la grande ruota. La mamma dice che Vienna piaceva molto al nonno e ne parlava spesso, voleva tornarci, ma non l’ha mai fatto.
Ecco un’altra cosa curiosa: un pezzo di giornale del 1944, “Osterreich Zeitung”, scritto in una lingua incomprensibile, credo in tedesco.
C’è un calendario disegnato a mano, a matita, con delle crocette. C’è una nota in fondo: allarme positivo/negativo. Le crocette sono i bombardamenti. Il nonno era prigioniero a Vienna.

E ora vedo il nonno seduto a terra in uno scantinato, con abiti sporchi e stracciati, come nei film. E io sono seduta accanto a lui, vestita di stracci come lui – lui non si accorgerà  che i jeans strappati e la maglia slabbrata sono i capricci di un creatore di moda -. Sento freddo e fame e paura, come lui. Fuori buio e silenzio. Mi sembra di sentire la sua voce dire
-          Stai tranquilla, tra poco tutto finirà. Non bombarderanno certo la notte di natale… tutto bene… - Lei sta per rispondergli: - Sbagli, c’è la crocetta sul tuo calendario il giorno 24. - Scrolla la testa, lui non capirà. Ma i suoi pensieri sono interrotti da uno scoppio violento che squarcia la notte. Iniziano i bombardamenti…
Non è possibile, sono stata io? Come ho fatto a far scoppiare una guerra?

Guarda fuori dall’abbaino, terrorizzata e incredula.. Una enorme luce rossa riempie il cielo, si apre in tanti raggi, che si trasformano poi in una pioggia di scintille incandescenti… una terribile esplosione, bella come una stella cometa.

E’ mezzanotte. Una  signora in abiti eleganti sveglia una ragazzina addormentata con la testa abbandonata sulle braccia, ad una scrivania, davanti ad un computer  acceso su una pagina word. Non distante da lì, il professore deposita i compiti corretti sul tavolo. Suona finalmente il cell.
-          Sbrigati a scendere, iniziano i fuochi d’artifici.-
-          Arrivo - . Il suo sguardo cade sull’ultima frase:
“Qui tutto bene”
Buon Natale

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