venerdì 16 marzo 2012

Il mago del non ricordo







In un tempo lontano la mamma e la bambina  erano molto unite, e  vivevano felici in una città sempre illuminata dal sole. Ma un maleficio incombeva su di loro.
Il maleficio ebbe inizio il giorno che la bambina, sola in casa, decise di raggiungere la scatola di latta colorata che la mamma aveva posto in alto sull’armadio, in un luogo a lei irraggiungibile. Era da tempo incuriosita da quel contenitore.
-          Mamma, cosa c’è lì dentro? Mi fai vedere?
-          Sono solo vecchi ricordi. Non sono cose per te. Guai a te se provi a prenderlo.
Ma Silvia, sempre più curiosa, approfittò di un’uscita della mamma: salì su di una sedia e, aiutandosi con una scopa, fece cadere la scatola. Il coperchio si aprì nell’urto e uscirono oggetti assai interessanti: foto di persone sconosciute, quaderni, un giornale, orecchini colorati, un vecchio orologio, un foulard e una bambolina di pezza. Cosa più strana, dalla scatola ruzzolò fuori un minuscolo omino vestito con una tunica azzurra.
-          Ahi ahi ahi, che succede, dove sono? - Chiese l’omino, alzandosi a fatica.
-          Sei a casa mia, più precisamente stavi sinora in quella scatola
-          E tu chi sei?
-          Mi chiamo Silvia e ho cinque anni. Adesso spiegami tu chi sei e cosa ci fai qui.
-          Sono il mago del non ricordo, e quella scatola è stata la mia casa per cinque secoli.
-           Un mago tu, così piccolo, con la barba tutta arruffata, il vestito tutto macchiato di muffa, e quel ridicolo nasone rosso rubizzo! - e si mise a ridere proprio di gusto. Non l’avesse mai fatto! Il mago si offese e andò su tutte le furie:
-          Sì sono un mago, un grande mago, un mago cattivissimo. Nessuno ha mai osato mettermi in ridicolo così…Me la pagherai!
Silvia vide sul viso del mostriciattolo un’espressione così cattiva che cominciò a credergli. Cercò quindi di acchiapparlo e rinchiuderlo nella scatola. Ma il mago corse velocemente sul terrazzo e saltò giù dal balcone.
Silvia preoccupata lo cercò, ma fu inutile. Per evitare almeno le ire della mamma ripose la scatola al suo posto.  
La mamma non si accorse di nulla ma, presentendo un qualche maleficio, portò Silvia in una vecchia cascina persa nella campagna, ai confini del regno, dove nessuno avrebbe potuto trovarla e farle del male. L’avrebbero accudita gli anziani zii.
Là la bambina giocava serena, andava in giro per la campagna, osservava gli animali e i fiori, giocava con bambole e peluche. La zia era una grande cuoca. Cucinava ottimi manicaretti, e al pomeriggio preparava la merenda preferita da Silvia: pane acqua e zucchero.
La sera la mamma non tornò, e Silvia cominciò a rattristarsi. La zia le disse
-          Non preoccuparti, domani verrà. Ora ti leggo una fiaba: Ti racconto la storia della eroina nazionale del nostro regno, la ragazzina furba e coraggiosa che riuscì a catturare il terribile mago del non ricordo, chiudendolo in una scatola. Era il lontano 1506…
 Silvia si addormentò cullata dalla voce della zia, ma la mamma non tornò neanche il giorno seguente. Il terzo giorno Silvia chiese:
-          Che cosa è successo alla mamma?
La zia, piangendo, rispose:
-          L’ha rapita il mago del non ricordo. E’ tornato.
-          Chi è il mago del non ricordo?
-          E’ un mago cattivo che cancella i ricordi e gli affetti - Silvia cominciava a capire, doveva trattarsi del mostriciattolo della scatola…
-          Il mago l’ha portata via? La mamma non si ricorda più di me?
-          E’ così.
-          E perché il mago fa tutto questo?
-          Perché la mamma è bella e gentile, e lui vuole averla solo per sé.
-          E adesso lei dove si trova?
-          In un posto lontano, al polo nord, nel castello di ghiaccio, il castello del mago cattivo.
Silvia aveva capito che l’omino azzurro che dormiva nella scatola doveva essere proprio il mago cattivo.La zia e la bambina piansero insieme. Poi Silvia finse di dormire. Appena la zia se ne andò, la bimba si alzò facendo piano piano, e cominciò a pensare a come salvare la mamma, Da sola non poteva farcela; era forte e furba, ma molto piccola, aveva solo cinque anni. Allora chiese aiuto ai suoi amici di gioco. Domandò a Pamela, la sua bambola preferita:
-          Tu mi aiuterai?
-          No, mi spiace. Come faccio a raggiungere la tua mamma?
Chiese poi alla Barbie, quella sull’auto da corsa:
-          Allora mi puoi aiutare tu?
-          Come faccio? Con il Porsche non si arriva al polo nord.
Silvia cominciava a sentirsi sfiduciata - non aveva neanche una  Barbie sciatrice - e una lacrimuccia faceva già capolino,  quando si sentì chiamare da una voce flebile
-          Silvia, Silvia…– La voce arrivava dal cestone dei giochi, e cominciò a frugare…Ecco il leoncino Felice, il suo peluche preferito, il suo grande amico:
-          Stai tranquilla, non piangere, ti aiuterò io.
-          Ma come farai? Come puoi arrivare al Polo Nord? E poi un leone non può vivere lì, morirai per il freddo.
-          Io posso vincere il mago perché so molte cose su di lui, so come combatterlo.
-          Come fai a sapere tante cose?
-          A parlarmi del mago è stato Pinguino, un peluche che ho conosciuto tempo fa’. E’ stato cameriere nel castello di ghiaccio e conosceva le armi magiche del mago, e anche le vie di fuga del castello.  
-          Ora sappiamo tante cose, ma come agire? Dimmi, come faremo ad arrivare alla mamma?
-          E’ semplice, attraverso i sogni. Io sono magico, posso comparire in sogno a chiunque; andrò a trovarla in sogno, e tu verrai con me.
La bambina andò finalmente a dormire, rassicurata e fiduciosa, stringendosi al petto Felice.

Dormiva anche la mamma nel castello di ghiaccio in cui era rinchiusa. Il castello era bellissimo: era enorme, aveva torri e decori straparenti che sembravano pizzi di ghiaccio. Nelle grandi stanze vuote c’erano mobili antichi e lampadari di cristallo, forzieri pieni di monete di oro zecchino e gioielli; un tavolo enorme, a cui sedeva sola con il mago, era ricoperto da cibi succulenti e coloratissimi.
La mamma era triste, ma non sapeva perché: non poteva sapere cosa le mancava perché il mago le aveva tolto i ricordi. Non ricordava più Silvia né nessun altro, né luoghi né oggetti. Il non ricordo è una cosa tremenda, ma la mamma non poteva saperlo.
Tornando alla storia, la mamma dormiva quella notte, mentre la bambina e il leoncino volavano nel cielo stellato, cercando la nuvola che conteneva i sogni della mamma.
La mamma sognò. Sognò una bambina a cavallo di un leoncino. Provava simpatia per loro, pur non riconoscendoli.
-          Chi siete? - chiese in sogno.
-          Io sono Silvia, la tua bambina, e lui il leone magico.
La mamma non capiva.
-          Non puoi ricordarti di noi per via di un maleficio.-
E Silvia era già pronta a scoppiare in lacrime. Continuò il leoncino:
-          Qui non sei felice, ma non puoi capire perché . Ti aiuteremo noi a fuggire. Ti fidi di noi?
-          Sì, avete ragione, non sono felice. Mi siete simpatici, mi fido di voi. Aiutatemi.
Il leoncino disse allora “La medicina che il mago ti fa prendere ogni giorno è la medicina del non ricordo. E’ lì sul comodino. Buttala nel lavandino, e riempi il botticino di acqua.”
“Farò come dici”
Al risveglio seguì le indicazioni di Felice e buttò via la medicina. Successe una cosa straordinaria. Cominciò a ricordare. Ricordava Silvia e il suo papà, ricordava i nonni morti e gli zii, ricordava la campagna, ricordava pane acqua e zucchero e i vestiti fatti in casa, il tanto lavoro e i pochi soldi, e i libri comperati di nascosto, e i poster del cile, i gatti, i film e le canzoni, ricordava gli amici. L’emozione era tanta.

Voleva fuggire, non sapeva come. Aspettò nuovamente aiuto dai sogni. La notte successiva tornarono in sogno Silvia e Felice, e per la mamma era bello incontrarli, ora che li riconosceva. Parlarono a lungo, poi Silvia si fece seria e disse: “Il sogno sta per finire, torniamo al nostro progetto di fuga: in fondo al forziere, sotto tutte le monete d’oro, c’è una chiave. Prendila, senza farti accorgere. E’ la tua salvezza.”
 La mamma seguì nuovamente i consigli  di Silvia e prese la chiave mentre il mago dormiva, rimettendo poi a posto tutte le monete. Non sapeva però a questo punto come fare per ritornare a casa dal Polo Nord. Andò a letto, tenendo la chiave ben nascosta sotto il cuscino, aspettando nuove istruzioni. Queste non tardarono ad arrivare “Ora hai la chiave, puoi uscire. Nella rimessa troverai una motoslitta col navigatore satellitare che ti porterà a casa”. La mamma non attese il mattino, si alzò nel cuore della notte e fuggì. Dopo un lungo viaggio, durato tre giorni e tre notti, arrivò da Silvia, la abbracciò, abbracciò gli zii e il leoncino. Erano così contenti che fecero una grande festa, invitando tutto il reame, e fu la più bella festa di cui quel paese conservi il ricordo.  Del mago non seppero più nulla. Sentirono dopo qualche anno al telegiornale che, per colpa del buco nell’ozono, la temperatura si era alzata e il castello si era sciolto. Il suo contenuto era finito in mare. 

1 commento:

  1. Grazie Anna di condividere il tuo dono .bellissimo racconto pieno di speranza e Amore
    tu abbraccio,Monica

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