Tra dieci
minuti sarebbe arrivato il nuovo direttore. Laura, la giovane dell’ufficio, aveva l’abbigliamento giusto per l’occasione.Tailleur
grigio, trucco lieve e capelli in ordine. Aspettava in piedi vicino alla
porta. Rosa non era altrettanto elegante;
ad impedirglielo erano il cattivo gusto e i cento e passa chili. Aveva fatto
comunque uno sforzo, era più femminile del solito: abito a fiorellini e un filo
di perle. Stava sistemando la scrivania, buttando fogli, spruzzando detersivo
liquido e asciugando con lo scottex, cercando così di allontanare la tensione.
Gaetano leggeva il giornale, indifferente a tanta agitazione.
-
Potevi almeno metterti la cravatta, che ti costava?
-
Non me ne importa niente se arriva quello, sai quanti
ne ho visti passare di direttori…tutti uguali, ne mandassero uno che capisce
qualcosa…
-
Sempre discussioni, sempre le stesse…non potremmo
cercare di fare una buona accoglienza…e una buona impressione?
-
Voglio ben vedere se ha qualcosa da dire a me, che
dovrei essere in pensione da tre anni!
-
Ma smettila. Vacci in pensione, su, vai, così non siamo
più costrette ad ascoltarti…sei ancora qui?
Discussioni di questo genere tra
Rosa e Gaetano si ripetevano uguali circa una volta la settimana.
Fortunatamente cercavano di parlarsi poco. Già c’era stata il giorno prima un’animata
discussione fra i due per l’orario: Rosa aveva insistito per far arrivare
puntuale Gaetano, e ce l’aveva fatta , ma per l’abbigliamento non c’era stato
nulla da fare.
Quando Laura
vide la decapotabile bianca parcheggiare
sulla piazza davanti all’ufficio del catasto fece zittire i colleghi e,
rivolgendosi a Rosa:
-
Hai visto che bella macchina?
-
Macchina da mafioso o da viveur..- intervenne Gaetano.
-
Laura guarda, è pure un bel ragazzo, che tipo fine…
-
Sarà proprio lui? E’ così giovane…
-
E’ anche elegante…
Gaetano tornò a dar segno di vita:
-
Giovane e bello, se lo dite voi…ma capelli ne ha meno
di me.
-
Ma sono di moda i capelli rasati per i giovani, che ne
capisci tu…
Il nuovo
direttore entrò sorridente, salutò giovialmente, dimostrando di conoscere già i
nomi di tutti, cosa che impressionò favorevolmente le signore.
Cominciò poi ad arrivare il
pubblico per le solite pratiche: visure, copie di mappe e di atti.
Le pratiche
dell’ufficio del catasto erano alquanto noiose, ma il nuovo direttore portò in
breve tempo una ventata di allegria e giovialità fra il personale – con la sola
eccezione di Gaetano – e fra il pubblico. Si intratteneva volentieri a
chiacchierare con colleghi e utenti. Gli piaceva parlare, e questo piaceva alla
gente. Parlava di tutto, ma in
particolare di case (argomento vicino all’attività dei geometri che si
rivolgevano all’ufficio) e di auto (altro
oggetto di conversazione sempre gradito dai frequentatori, prevalentemente
uomini). La gente si divertiva sentendogli dire: -Vedrete vedrete che un giorno mi faccio una
ferrari….
La passione
per le auto andava contagiando tutti. Persino il geometra (nessuno ricordava il
suo nome, tutti lo chiamavano così) alla veneranda età di settantanove anni decise
di rinnovare la patente e di acquistare una nuova auto, una stupenda …
Il direttore cercava di attaccare
bottone con Gaetano, il quale però non
voleva saperne di concedersi. Ripeteva – un po’ per urtare il proprio
capo e un po’ perché ne era davvero convinto - che non c’era macchina migliore della sua
twingo (una twingo – orrore – di colore bordeaux).
Anche il
lavoro trasse beneficio da questo nuovo clima. Rosa e Laura, pur indugiando
ogni tanto in chiacchiere futili fra loro e con il capo, sbrigavano velocemente
le loro pratiche. Lui le invitava a volte a far colazione – comportamento
inisuale per un funzionario del loro ambiente: Rosa accettava di buon grado
mentre Laura rifiutava con una scusa, arrossendo. Rosa ben comprendeva il
motivo del rossore.
Un giorno il direttore passò
dall’ufficio con una bella ragazza, che presentò a tutti come la fidanzata.
Laura si rabbuiò. Ma la cosa per fortuna durò poco: l’impiegato della banca che
si recava lì tutti i giorni per le visure trovò finalmente un pretesto per
parlarle:
- Come mai è così triste
signorina, è successo qualcosa, non sta bene? Posso invitarla a prendere un
caffè? - Lei questa volta accettò, e così pure nei giorni seguenti.
Il clima
nell’ambiente di lavoro era sereno come non era mai stato. L’unico escluso da
questo idillio era Gaetano, sempre curvo sui suoi tabulati, disposto a
rispondere al direttore al più con un grugnito.
Col tempo
qualcosa cambiò. Il direttore cominciò ad essere meno partecipe alla vita
dell’ufficio. Cominciò a tenere la porta chiusa. Presero a verificarsi eventi
inconsueti che preoccupavano Laura e soprattutto Rosa. Arrivavano tramite
corriere dei pacchi, a volte di grandi dimensione, che venivano depositati
nell’ufficio del capo. Le due colleghe misero da parte la privacy per motivi di
forza maggiore: esaminarono e tastarono
con attenzione gli involucri, pur senza capire.
-
Sa solo lui che casini combina… - disse
Gaetano, non perdendo occasione
per criticare.
In seguito il direttore si
estraniò sempre più, in quanto si dedicò ad una ristrutturazione predisposta
dalla sede contrale, con modifiche anche importanti della struttura. Coordinava
gli interventi e seguiva i lavori. Ovviamente Gaetano trovava da ridire anche
su questo:
-
Una porta di sicurezza larga cinque metri vuole fare…ci
deve far passare la Torino Savona ?
Ma robe da matti!
Quando poi il direttore decise di
ampliare il proprio ufficio, allargandosi in quello limitrofo, che era – caso
vuole – quello di Gaetano, le reazioni verbali di quest’ultimo furono violente;
seguirono due settimane di malattia da parte del collega.
Un nuovo problema si ebbe quando
arrivò la tanto temuta circolare ministeriale che annunciava la chiusura
dell’ufficio locale: uno sportello di tre persone in un paese così piccolo non
aveva motivo di essere. E tutti temevano per la propria sorte, facevano ipotesi
delle più tragiche sul proprio trasferimento. Persino Gaetano sembrava uscito
dall’abituale apatia…Ma il direttore era del tutto assente. Nessun commento. Continuava
a restarsene chiuso nel suo ufficio.
I lavori procedevano bene,
l’ufficio lavorava comunque, ma lui non stava mai con i colleghi. La sera poi
non usciva ormai più con loro per il solito caffè, si fermava fino a tardi. E
quegli strani rumori provenienti dalla direzione che si sentivano ogni tanto, rumori
di oggetti pesanti che cadeva voglio vedere
se ha qualcosa da dire no, rumori metallici…cos’erano?
Una cosa
preoccupava Rosa in particolare: il direttore non faceva mai entrare nessuno in
ufficio. E chiudeva la porta a chiave quando se ne andava. Non era tranquilla.
Cosa nascondeva? Qualche pratica riservata? Qualche contestazione o un errore? Una
qualche situazione di pericolo?Avevano sempre condiviso i problemi, Laura
volenterosa e lei esperta l’avrebbero aiutato…Com’era possibile, non si fidava
più di loro? Comunque voleva sapere.
Così una sera si trattenne oltre
l’orario, lasciò uscire Laura e Gaetano dicendo che avrebbe messo via dei
documenti. Per non insospettirli si lamentò del fatto che toccava sempre a lei
quella sgradita incombenza. E rimase nascosta in archivio, con l’orecchio teso…Per
ore lui non uscì dall’uffico. Alle sette era ancora lì. Si fece coraggio:
sarebbe andata a fondo, avrebbe fatto luce in quel mistero. Si avvicinò piano
all’ufficio, girò con cautela la maniglia. Inaspettatamente la porta si aprì
subito, non era chiusa a chiave.
Un lungo - Oooooooo.
Non poteva credere ai suoi occhi.
Splendente elegante sensuale
imponente…
Una ferrari rosso fiammante, col
suo bravo cavallino ben in visto sul cofano. Il parafanghi davanti premeva
contro lo schedario, quello dietro contro il muro in cui si doveva aprire a
giorni la nuova uscita di emergenza; la scrivania era stata spinta da una
parte., ed era ingombra di ferri.
-
Una ferrari…ma è stupenda! – E le venivano le lacrime
agli occhi - Rosa si commuoveva facilmente - di fronte al realizzarsi di quel
sogno impossibile.
Era davvero una ferrari costretta
in quello spazio angusto, angusto anche dopo l’ampliamento ai danni di Gaetano.
Rosa finalmente capì cos’era successo. Pensò che avrebbe potuto prevederlo. Tutti
quei pacchi recapitati per corriere, i rumori metallici… Ora era tutto chiaro.
- L’avevi detto: mi faccio una
ferrari…
Poi parlarono d’altro, Rosa non
voleva essere invadente, difetto che le
veniva spesso attribuito.
Nelle
settimane successive il direttore inaugurò la ferrari portando Rosa,
orgogliosissima, a fare un giro per la città. Accompagnò anche Laura al
matrimonio, due mesi dopo.
E Gaetano? Gaetano non ne volle
sapere di mettere il sedere sulla ferrari, non si fidava del meccanico – che se
un direttore non sa fare niente figuriamoci se sa montare una ferrari - , ma
sembrava che in questo modo volesse restare fedele alla parte che recitava da
sempre. Tuttavia il giorno del matrimonio di Laura si piazzò davanti all’auto,
a cofano aperto, e rimase più di un’ora ad osservare le meraviglie di quegli
ingranaggi.
L’ufficio
chiuse qualche mese dopo: Laura fu trasferita nella città vicina, mentre
Gaetano e Rosa andarono in pensione. Continuarono a vedersi tutti i giorni al
parco, dove si recavano per portare a spasso il cane – lei – e per acquistare
il quotidiano –lui. Gaetano abitava dall’altra parte della città, e aveva
un’edicola sottocasa, ma non poteva fare a meno dei consueti battibecchi.
E il direttore? Si licenziò e se
ne andò in circostanze misteriose, tra la preoccupazione dei colleghi.
Solo due mesi dopo ebbero finalmente sue notizie: arrivò a
Rosa una rassicurante mail da Maranello.
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