venerdì 16 marzo 2012

Il direttore



Tra dieci minuti sarebbe arrivato il nuovo direttore. Laura, la giovane dell’ufficio,  aveva l’abbigliamento giusto per l’occasione.Tailleur grigio, trucco lieve e capelli in ordine. Aspettava in piedi vicino alla porta.  Rosa non era altrettanto elegante; ad impedirglielo erano il cattivo gusto e i cento e passa chili. Aveva fatto comunque uno sforzo, era più femminile del solito: abito a fiorellini e un filo di perle. Stava sistemando la scrivania, buttando fogli, spruzzando detersivo liquido e asciugando con lo scottex, cercando così di allontanare la tensione. Gaetano leggeva il giornale, indifferente a tanta agitazione.
-          Potevi almeno metterti la cravatta, che ti costava?
-          Non me ne importa niente se arriva quello, sai quanti ne ho visti passare di direttori…tutti uguali, ne mandassero uno che capisce qualcosa…
-          Sempre discussioni, sempre le stesse…non potremmo cercare di fare una buona accoglienza…e una buona impressione?
-          Voglio ben vedere se ha qualcosa da dire a me, che dovrei essere in pensione da tre anni!
-          Ma smettila. Vacci in pensione, su, vai, così non siamo più costrette ad ascoltarti…sei ancora qui?
Discussioni di questo genere tra Rosa e Gaetano si ripetevano uguali circa una volta la settimana. Fortunatamente cercavano di parlarsi poco. Già c’era stata il giorno prima un’animata discussione fra i due per l’orario: Rosa aveva insistito per far arrivare puntuale Gaetano, e ce l’aveva fatta , ma per l’abbigliamento non c’era stato nulla da fare.  
Quando Laura vide  la decapotabile bianca parcheggiare sulla piazza davanti all’ufficio del catasto fece zittire i colleghi e, rivolgendosi a Rosa:
-          Hai visto che bella macchina?
-          Macchina da mafioso o da viveur..- intervenne Gaetano.
-          Laura guarda, è pure un bel ragazzo, che tipo fine…
-          Sarà proprio lui? E’ così giovane…
-          E’ anche elegante…
Gaetano tornò a  dar segno di vita:
-          Giovane e bello, se lo dite voi…ma capelli ne ha meno di me.
-          Ma sono di moda i capelli rasati per i giovani, che ne capisci tu…
Il nuovo direttore entrò sorridente, salutò giovialmente, dimostrando di conoscere già i nomi di tutti, cosa che impressionò favorevolmente le signore.
Cominciò poi ad arrivare il pubblico per le solite pratiche: visure, copie di mappe e di atti.
Le pratiche dell’ufficio del catasto erano alquanto noiose, ma il nuovo direttore portò in breve tempo una ventata di allegria e giovialità fra il personale – con la sola eccezione di Gaetano – e fra il pubblico. Si intratteneva volentieri a chiacchierare con colleghi e utenti. Gli piaceva parlare, e questo piaceva alla gente.  Parlava di tutto, ma in particolare di case (argomento vicino all’attività dei geometri che si rivolgevano all’ufficio) e  di auto (altro oggetto di conversazione sempre gradito dai frequentatori, prevalentemente uomini). La gente si divertiva sentendogli dire:  -Vedrete vedrete che un giorno mi faccio una ferrari….  
La passione per le auto andava contagiando tutti. Persino il geometra (nessuno ricordava il suo nome, tutti lo chiamavano così) alla veneranda età di settantanove anni decise di rinnovare la patente e di acquistare una nuova auto, una stupenda …
Il direttore cercava di attaccare bottone con Gaetano, il quale però non  voleva saperne di concedersi. Ripeteva – un po’ per urtare il proprio capo e un po’ perché ne era davvero convinto -  che non c’era macchina migliore della sua twingo (una twingo – orrore – di colore bordeaux).
Anche il lavoro trasse beneficio da questo nuovo clima. Rosa e Laura, pur indugiando ogni tanto in chiacchiere futili fra loro e con il capo, sbrigavano velocemente le loro pratiche. Lui le invitava a volte a far colazione – comportamento inisuale per un funzionario del loro ambiente: Rosa accettava di buon grado mentre Laura rifiutava con una scusa, arrossendo. Rosa ben comprendeva il motivo del rossore.
Un giorno il direttore passò dall’ufficio con una bella ragazza, che presentò a tutti come la fidanzata. Laura si rabbuiò. Ma la cosa per fortuna durò poco: l’impiegato della banca che si recava lì tutti i giorni per le visure trovò finalmente un pretesto per parlarle:
- Come mai è così triste signorina, è successo qualcosa, non sta bene? Posso invitarla a prendere un caffè? - Lei questa volta accettò, e così pure nei giorni seguenti.
Il clima nell’ambiente di lavoro era sereno come non era mai stato. L’unico escluso da questo idillio era Gaetano, sempre curvo sui suoi tabulati, disposto a rispondere al direttore al più con un grugnito.
Col tempo qualcosa cambiò. Il direttore cominciò ad essere meno partecipe alla vita dell’ufficio. Cominciò a tenere la porta chiusa. Presero a verificarsi eventi inconsueti che preoccupavano Laura e soprattutto Rosa. Arrivavano tramite corriere dei pacchi, a volte di grandi dimensione, che venivano depositati nell’ufficio del capo. Le due colleghe misero da parte la privacy per motivi di forza maggiore:  esaminarono e tastarono con attenzione gli involucri, pur senza capire.
-          Sa solo lui che casini combina… -  disse  Gaetano, non perdendo occasione  per criticare.
In seguito il direttore si estraniò sempre più, in quanto si dedicò ad una ristrutturazione predisposta dalla sede contrale, con modifiche anche importanti della struttura. Coordinava gli interventi e seguiva i lavori. Ovviamente Gaetano trovava da ridire anche su questo:
-          Una porta di sicurezza larga cinque metri vuole fare…ci deve far passare la Torino Savona? Ma robe da matti!
Quando poi il direttore decise di ampliare il proprio ufficio, allargandosi in quello limitrofo, che era – caso vuole – quello di Gaetano, le reazioni verbali di quest’ultimo furono violente; seguirono due settimane di malattia da parte del collega.
Un nuovo problema si ebbe quando arrivò la tanto temuta circolare ministeriale che annunciava la chiusura dell’ufficio locale: uno sportello di tre persone in un paese così piccolo non aveva motivo di essere. E tutti temevano per la propria sorte, facevano ipotesi delle più tragiche sul proprio trasferimento. Persino Gaetano sembrava uscito dall’abituale apatia…Ma il direttore era del tutto assente. Nessun commento. Continuava a restarsene chiuso nel suo ufficio.
I lavori procedevano bene, l’ufficio lavorava comunque, ma lui non stava mai con i colleghi. La sera poi non usciva ormai più con loro per il solito caffè, si fermava fino a tardi. E quegli strani rumori provenienti dalla direzione che si sentivano ogni tanto, rumori di oggetti pesanti che cadeva voglio vedere  se ha qualcosa da dire no, rumori metallici…cos’erano?
Una cosa preoccupava Rosa in particolare: il direttore non faceva mai entrare nessuno in ufficio. E chiudeva la porta a chiave quando se ne andava. Non era tranquilla. Cosa nascondeva? Qualche pratica riservata? Qualche contestazione o un errore? Una qualche situazione di pericolo?Avevano sempre condiviso i problemi, Laura volenterosa e lei esperta l’avrebbero aiutato…Com’era possibile, non si fidava più di loro? Comunque voleva sapere.
Così una sera si trattenne oltre l’orario, lasciò uscire Laura e Gaetano dicendo che avrebbe messo via dei documenti. Per non insospettirli si lamentò del fatto che toccava sempre a lei quella sgradita incombenza. E rimase  nascosta in archivio, con l’orecchio teso…Per ore lui non uscì dall’uffico. Alle sette era ancora lì. Si fece coraggio: sarebbe andata a fondo, avrebbe fatto luce in quel mistero. Si avvicinò piano all’ufficio, girò con cautela la maniglia. Inaspettatamente la porta si aprì subito, non era chiusa a chiave.  
Un lungo - Oooooooo.
Non poteva credere ai suoi occhi.
Splendente elegante sensuale imponente…
Una ferrari rosso fiammante, col suo bravo cavallino ben in visto sul cofano. Il parafanghi davanti premeva contro lo schedario, quello dietro contro il muro in cui si doveva aprire a giorni la nuova uscita di emergenza; la scrivania era stata spinta da una parte., ed era ingombra di ferri.
-          Una ferrari…ma è stupenda! – E le venivano le lacrime agli occhi - Rosa si commuoveva facilmente - di fronte al realizzarsi di quel sogno impossibile.
Era davvero una ferrari costretta in quello spazio angusto, angusto anche dopo l’ampliamento ai danni di Gaetano. Rosa finalmente capì cos’era successo. Pensò che avrebbe potuto prevederlo. Tutti quei pacchi recapitati per corriere, i rumori metallici… Ora era tutto chiaro.
- L’avevi detto: mi faccio una ferrari…
Poi parlarono d’altro, Rosa non voleva essere  invadente, difetto che le veniva spesso attribuito.
Nelle settimane successive il direttore inaugurò la ferrari portando Rosa, orgogliosissima, a fare un giro per la città. Accompagnò anche Laura al matrimonio, due mesi dopo. 
E Gaetano? Gaetano non ne volle sapere di mettere il sedere sulla ferrari, non si fidava del meccanico – che se un direttore non sa fare niente figuriamoci se sa montare una ferrari - , ma sembrava che in questo modo volesse restare fedele alla parte che recitava da sempre. Tuttavia il giorno del matrimonio di Laura si piazzò davanti all’auto, a cofano aperto, e rimase più di un’ora ad osservare le meraviglie di quegli ingranaggi.

L’ufficio chiuse qualche mese dopo: Laura fu trasferita nella città vicina, mentre Gaetano e Rosa andarono in pensione. Continuarono a vedersi tutti i giorni al parco, dove si recavano per portare a spasso il cane – lei – e per acquistare il quotidiano –lui. Gaetano abitava dall’altra parte della città, e aveva un’edicola sottocasa, ma non poteva fare a meno dei consueti battibecchi.
E il direttore? Si licenziò e se ne andò in circostanze misteriose, tra la preoccupazione dei colleghi.
Solo due mesi  dopo ebbero finalmente sue notizie: arrivò a Rosa una rassicurante mail da Maranello.   

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