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Il litio è l'elemento
chimico della tavola periodica che ha simbolo Li numero
atomico 3. Appartiene al gruppo 1 (metalli
alcalini). Il litio, nella sua forma pura, è un metallo soffice
color argento, che si ossida rapidamente a contatto con l'aria o con l'acqua. È il più leggero
degli elementi solidi ed è usato principalmente nelle leghe conduttrici di calore, nelle batterie
e come componente in alcuni medicinali (farmaci antipsicotici) per la
stabilizzazione dell'umore… I sali di litio, come il carbonato di litio e il citrato di
litio, sono stabilizzatori dell'umore usati nel trattamento di
malattie come il disturbo bipolare dell'umore.
Iniziò la
terapia dopo il primo episodio di delirio, mantenendo sin da principio un
rapporto conflittuale con le pastiglie blu. L’idea della stabilizzazione non le
garbava poi molto, le sembrava che la guarigione fosse la condanna ad una vita,
banale, senza emozioni, senza colori, senza arrabbiature e senza grandi gioie.
Un diagramma piatto. Questa madonnina ben stabilizzata, quieta e gentile, di
solito sorridente e a volte di una melanconia misurata…non era lei. E le era
pure antipatica. Ma era questione di sopravvivenza.
Essere stabilizzati serviva per lavorare, per occuparsi della famiglia, per
stare in mezzo alla gente. Per essere quel che si dice normale. Voleva dire
essere protetta dagli sbalzi d’umore, soprattutto dalle punte più alte: il
litio funzionava meglio contro l’euforia che contro la depressione. Consentiva una
vita triste e sana, tendenzialmente regolare ma senza emozioni.
Il litio era
necessario come altre medicine. Come il serenase, per cui nutriva simpatia perché convinta desse
davvero serenità, allontanando cattiverie, ingiustizie, passioni e violenze. La
serenità veniva nello spazio di una notte…Il medico diceva - forse mentendo -
che il medicinale serviva solo contro il delirio. Non cambiò idea, il serenase rimase
per lei indispensabile nei momenti di crisi. Le era ben più gradito dell’aldol,
a volte somministrato in alternativa, che scoprì con delusione essere la stessa
cosa.
Il litio fece
parte della sua vita per lungo tempo. Quando si trovava di fronte a una
decisione importante - soprattutto se doveva affrontarla da sola -, una
rottura, un ribellarsi a affetti consolidati, un contravvenire alle regole…sentiva
quel peso stabilizzante che le impediva di agire.
Allora sospendeva la cura.
Amori finirono e altri
iniziarono, tra un TSO e un ricovero in clinica. Momenti di forte emotività difficili
da gestire riguardavano non solo situazioni sentimentali, ma anche conflitti
nell’ambiente di lavoro, e in generale tutti
gli eventi che avevano a che fare con la sua realizzazione personale.
Qualche anno
fa’ lamentò con il medico la presenza di effetti collaterali – in particolare
il mal funzionamento della tiroide – e ottenne così finalmente di sostituire il
litio con una nuova cura. Questo capitò in concomitanza alla rottura con il compagno di allora. Lei
scoprì in quei giorni che lui le aveva rubato dei soldi. A seguito della
scoperta si recò dallo specialista per fare una domanda che non avrebbe osato
rivolgere a nessuno, tanto se ne vergognava.
Raccontò a medico di come lui si
fosse appropriato delle somme che gli dava da versare sul conto della ditta, di
cui lui teneva la contabilità da tempo, di come lei non avesse mai dubitato.
Gli chiese:
-
E’ un’allucinazione?
-
No, non è un’allucinazione. E’ una truffa.
Il litio aveva giocato il suo
ruolo anche qui: lei riteneva che senza la sospensione non avrebbe saputo
prendere coscienza del problema, avrebbe continuato a fare lo struzzo, a
preferire una routine fondata sull’inganno. Il cambiamento di cura fu comunque
considerato fallimentare dal medico, in quanto il suo stato d’animo era
alterato, pur in assenza di allucinazioni. Così le venne di nuovo somministrata
la vecchia cura.
Recentemente
un ennesimo rifiuto della terapia accompagnò un evento positivo: bastò ridurre
le dosi di poco per ritrovare il piacere di scrivere, il ravvivarsi delle
emozioni, sollecitate dalla scrittura. E il mondo diventava improvvisamente
interessante e colorato. Una sorta di incontinenza la portava a inventare e
scrivere tutto e subito. E non si era mai sentita così poco stabilizzata come
quando stava sveglia fino a tardi - dopo il lavoro, la spesa e la casa - per
scrivere un racconto: le sembrava una felicità non prevista, illecita.
Tutto sommato aveva imparato a
convivere bene con il litio, considerando utile, più che la cura, la
sospensione
Infine, dopo
gli ultimi eccessi, una visita di controllo.
L’incontro con lo specialista si
protrasse per più di un’ora. Lei ascoltò una dettagliata e articolata
spiegazione sul funzionamento del farmaco; spiegazione che la lasciò perplessa,
dal momento che lo assumeva da ormai sedici anni, pur con
dosaggi diversi: del litio sapeva ormai tutto. Seguirono chiarimenti sulle
analisi di laboratorio, tre pagine di esami …reni fegato tiroide… Seguì poi la lettura
di un testo della casa farmaceutica, anzi il medico le sottopose due testi
simili a confronto. Vi erano termini scientifici poco comprensibili, quindi fu
necessaria una rilettura, seguita da nuove spiegazioni. Infine lei capì. E
cominciò a piangere senza freni. Il medico imbarazzato e preoccupato cercò di
consolarla…poi lei alzò il viso e prese a ridere a crepapelle…
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Placebo: per placebo si
intende ogni sostanza innocua o qualsiasi altra terapia o provvedimento non
farmacologico (un consiglio, un conforto, un atto chirurgico) che, pur privo di
efficacia terapeutica specifica, sia deliberatamente somministrato alla persona
facendole credere che sia un trattamento necessario. Per effetto placebo si intende una serie
di reazioni dell'organismo ad una terapia, non derivanti dai principi attivi insiti dalla
terapia stessa, ma dalle attese dell'individuo. In altre parole, l'effetto
placebo è una conseguenza del fatto che il paziente, specie se favorevolmente
condizionato dai benefici di un trattamento precedente, si aspetta o crede che
la terapia funzioni, indipendentemente dalla sua efficacia
"specifica". L'effetto placebo contribuisce non poco anche
all'efficacia di una terapia specificamente attiva: per discriminare tra queste
due componenti si progettano gli studi clinici controllati contro placebo che
quando possibili anche sotto il profilo etico sono considerati il gold standard
della ricerca clinica. L'effetto placebo è fortemente influenzato da una serie
di variabili soggettive quali la personalità e l'atteggiamento del medico
(iatroplacebogenesi) nonché le aspettative del paziente.
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