venerdì 16 marzo 2012

Litio


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il litio è l'elemento chimico della tavola periodica che ha simbolo Li numero atomico 3. Appartiene al gruppo 1 (metalli alcalini). Il litio, nella sua forma pura, è un metallo soffice color argento, che si ossida rapidamente a contatto con l'aria o con l'acqua. È il più leggero degli elementi solidi ed è usato principalmente nelle leghe conduttrici di calore, nelle batterie e come componente in alcuni medicinali (farmaci antipsicotici) per la stabilizzazione dell'umore… I sali di litio, come il  carbonato di litio e il citrato di litio, sono stabilizzatori dell'umore usati nel trattamento di malattie come il disturbo bipolare dell'umore.
Iniziò la terapia dopo il primo episodio di delirio, mantenendo sin da principio un rapporto conflittuale con le pastiglie blu. L’idea della stabilizzazione non le garbava poi molto, le sembrava che la guarigione fosse la condanna ad una vita, banale, senza emozioni, senza colori, senza arrabbiature e senza grandi gioie. Un diagramma piatto. Questa madonnina ben stabilizzata, quieta e gentile, di solito sorridente e a volte di una melanconia misurata…non era lei. E le era pure antipatica.  Ma era questione di sopravvivenza. Essere stabilizzati serviva per lavorare, per occuparsi della famiglia, per stare in mezzo alla gente. Per essere quel che si dice normale. Voleva dire essere protetta dagli sbalzi d’umore, soprattutto dalle punte più alte: il litio funzionava meglio contro l’euforia che contro la depressione. Consentiva una vita triste e sana, tendenzialmente regolare ma senza emozioni.
Il litio era necessario come altre medicine. Come il serenase,  per cui nutriva simpatia perché convinta desse davvero serenità, allontanando cattiverie, ingiustizie, passioni e violenze. La serenità veniva nello spazio di una notte…Il medico diceva - forse mentendo - che il medicinale serviva solo contro il delirio. Non cambiò idea, il serenase rimase per lei indispensabile nei momenti di crisi. Le era ben più gradito dell’aldol, a volte somministrato in alternativa, che scoprì con delusione essere la stessa cosa.
Il litio fece parte della sua vita per lungo tempo. Quando si trovava di fronte a una decisione importante - soprattutto se doveva affrontarla da sola -, una rottura, un ribellarsi a affetti consolidati, un contravvenire alle regole…sentiva quel peso stabilizzante che le impediva di agire.
Allora sospendeva la cura.
Amori finirono e altri iniziarono, tra un TSO e un ricovero in clinica. Momenti di forte emotività difficili da gestire riguardavano non solo situazioni sentimentali, ma anche conflitti nell’ambiente di lavoro, e  in generale tutti gli eventi che avevano a che fare con la sua realizzazione personale.
Qualche anno fa’ lamentò con il medico la presenza di effetti collaterali – in particolare il mal funzionamento della tiroide – e ottenne così finalmente di sostituire il litio con una nuova cura. Questo capitò in concomitanza  alla rottura con il compagno di allora. Lei scoprì in quei giorni che lui le aveva rubato dei soldi. A seguito della scoperta si recò dallo specialista per fare una domanda che non avrebbe osato rivolgere a nessuno, tanto se ne vergognava.
Raccontò a medico di come lui si fosse appropriato delle somme che gli dava da versare sul conto della ditta, di cui lui teneva la contabilità da tempo, di come lei non avesse mai dubitato. Gli chiese:
-          E’ un’allucinazione?
-          No, non è un’allucinazione. E’ una truffa.
Il litio aveva giocato il suo ruolo anche qui: lei riteneva che senza la sospensione non avrebbe saputo prendere coscienza del problema, avrebbe continuato a fare lo struzzo, a preferire una routine fondata sull’inganno. Il cambiamento di cura fu comunque considerato fallimentare dal medico, in quanto il suo stato d’animo era alterato, pur in assenza di allucinazioni. Così le venne di nuovo somministrata  la vecchia cura.
Recentemente un ennesimo rifiuto della terapia accompagnò un evento positivo: bastò ridurre le dosi di poco per ritrovare il piacere di scrivere, il ravvivarsi delle emozioni, sollecitate dalla scrittura. E il mondo diventava improvvisamente interessante e colorato. Una sorta di incontinenza la portava a inventare e scrivere tutto e subito. E non si era mai sentita così poco stabilizzata come quando stava sveglia fino a tardi - dopo il lavoro, la spesa e la casa - per scrivere un racconto: le sembrava una felicità non prevista, illecita.
Tutto sommato aveva imparato a convivere bene con il litio, considerando utile, più che la cura, la sospensione
Infine, dopo gli ultimi eccessi, una visita di controllo.
L’incontro con lo specialista si protrasse per più di un’ora. Lei ascoltò una dettagliata e articolata spiegazione sul funzionamento del farmaco; spiegazione che la lasciò perplessa, dal momento  che  lo assumeva da ormai sedici anni, pur con dosaggi diversi: del litio sapeva ormai tutto. Seguirono chiarimenti sulle analisi di laboratorio, tre pagine di esami …reni fegato tiroide… Seguì poi la lettura di un testo della casa farmaceutica, anzi il medico le sottopose due testi simili a confronto. Vi erano termini scientifici poco comprensibili, quindi fu necessaria una rilettura, seguita da nuove spiegazioni. Infine lei capì. E cominciò a piangere senza freni. Il medico imbarazzato e preoccupato cercò di consolarla…poi lei alzò il viso e prese a ridere a crepapelle…
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera:
Placebo: per placebo si intende ogni sostanza innocua o qualsiasi altra terapia o provvedimento non farmacologico (un consiglio, un conforto, un atto chirurgico) che, pur privo di efficacia terapeutica specifica, sia deliberatamente somministrato alla persona facendole credere che sia un trattamento necessario. Per effetto placebo si intende una serie di reazioni dell'organismo ad una terapia, non derivanti dai principi attivi insiti dalla terapia stessa, ma dalle attese dell'individuo. In altre parole, l'effetto placebo è una conseguenza del fatto che il paziente, specie se favorevolmente condizionato dai benefici di un trattamento precedente, si aspetta o crede che la terapia funzioni, indipendentemente dalla sua efficacia "specifica". L'effetto placebo contribuisce non poco anche all'efficacia di una terapia specificamente attiva: per discriminare tra queste due componenti si progettano gli studi clinici controllati contro placebo che quando possibili anche sotto il profilo etico sono considerati il gold standard della ricerca clinica. L'effetto placebo è fortemente influenzato da una serie di variabili soggettive quali la personalità e l'atteggiamento del medico (iatroplacebogenesi) nonché le aspettative del paziente.

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