venerdì 23 marzo 2012

Il ragazzo che guardava passare i treni



I ragazzo guardava passare i treni per ore. Era lì al mattino presto, e il pomeriggio dopo la scuola. Era un passatempo insolito, e la gente che transitava ogni giorno alla stessa ora trovava sciocca questa abitudine. Il ragazzo doveva essere poco sveglio. Oltre che pigro. Ma si sa la gente che sale e scende dai treni ha fretta, insegue orari di lavoro o divertimenti o famiglie o amori, c’è sempre qualcuno ad attendere… e poi si abitua…e non fa più molto caso al ragazzo strano. I ferrovieri trovavano  ormai normale la sua presenza,  non facevano più caso a lui. Stava lì da sempre, era il suo posto, tutto normale.
Lui non guardava la gente, guardava i treni. Chissà che ci trovava. Sono tutti uguali i treni. Strano ragazzo davvero.  Non parlava con nessuno e nessuno lo cercava.
Niente lo distoglieva dai suoi treni, non c’era la realtà. Ma guarda se ha senso sognare osservando un treno. E poi se almeno si fosse messo a sognare  una fuga, un viaggio, magari alla rincorsa di un amore, o alla ricerca di soldi o fortuna,  insomma, di una storia qualunque. Era il treno il suo sogno.  Io sui treni ci sto da una vita e proprio non capisco cosa potesse trovarci. Prodotto di una tecnica imperfetta e rudimentale, ma  ai suoi occhi sfida ardita contro spazi sconfinati: l’eroismo della velocità conquistata con pochi mezzi.  Umiltà e coraggio. Sudore e vapore.
Quando succedeva qualcosa di insolito in stazione, lui era lì. Per forza, era sempre lì. C’era quando un uomo si è buttato sotto il treno. Chissà perché la gente sceglie di morire sotto i treni, ce ne saranno di modi.  Quando c’erano i manifestanti sui binari e il traffico è rimasto fermo per un giorno. Liti, traffici loschi… le stazioni sono così. E la polizia gli chiedeva, ma di solito lui diceva di non aver  fatto caso... La polizia capiva e lo lasciava stare.
Poi è successo che un giorno passando sul primo binario…non c’era più. Abbiamo pensato che non poteva essere: c’era qualcosa che non andava, non era mai successo. Forse qualcosa di grave, un incidente o una malattia. Avremmo voluto cercare, chiedere…  C i siamo accorti allora che il ragazzo era uno sconosciuto, e non avremmo saputo come cercare sue notizie. Poi si sa la gente è distratta, e ha fretta, sale veloce e va. Così ci siamo dimenticati presto, ed era come se il ragazzo non ci fosse mai stato.
Ogni giorno passo davanti alla panchina, quella del ragazzo, e gli occhi si posano lì con gesto automatico. E’ quasi sempre vuota. E salgo su treni che sono il mio lavoro. Treni sudici, sempre in ritardo, gente arrabbiata. Così quasi ogni giorno. Ma oggi è successo qualcosa di speciale. Il mio sguardo automatico ha trovato un ragazzo sulla panchina del binario uno: no, non quel ragazzo che ormai sarà un uomo, e non un passante che stava per mettersi in viaggio per lavoro, amore o altro..
Era, come quell’altro, un ragazzo che guardava passare i treni. Ed ero felice divederlo lì. Vi dirò che mi sono un po’ emozionato. L’ho osservato a sua insaputa e non ci siamo neppure parlati. E non capisco perché mi debba colpire tanto la sua presenza. Forse invecchiare mi ha intenerito il cuore: mi sembra che il mondo sia migliore se c’è quel ragazzo seduto al primo binario che guarda passare i treni. E sogna.   

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