I ragazzo guardava passare i treni per ore. Era lì al
mattino presto, e il pomeriggio dopo la scuola. Era un passatempo insolito, e
la gente che transitava ogni giorno alla stessa ora trovava sciocca questa
abitudine. Il ragazzo doveva essere poco sveglio. Oltre che pigro. Ma si sa la
gente che sale e scende dai treni ha fretta, insegue orari di lavoro o
divertimenti o famiglie o amori, c’è sempre qualcuno ad attendere… e poi si
abitua…e non fa più molto caso al ragazzo strano. I ferrovieri trovavano ormai normale la sua presenza, non facevano più caso a lui. Stava lì da
sempre, era il suo posto, tutto normale.
Lui non guardava la gente, guardava i treni. Chissà che ci
trovava. Sono tutti uguali i treni. Strano ragazzo davvero. Non parlava con nessuno e nessuno lo cercava.
Niente lo distoglieva dai suoi treni, non c’era la realtà.
Ma guarda se ha senso sognare osservando un treno. E poi se almeno si fosse
messo a sognare una fuga, un viaggio,
magari alla rincorsa di un amore, o alla ricerca di soldi o fortuna, insomma, di una storia qualunque. Era il
treno il suo sogno. Io sui treni ci sto
da una vita e proprio non capisco cosa potesse trovarci. Prodotto di una
tecnica imperfetta e rudimentale, ma ai
suoi occhi sfida ardita contro spazi sconfinati: l’eroismo della velocità
conquistata con pochi mezzi. Umiltà e
coraggio. Sudore e vapore.
Quando succedeva qualcosa di insolito in stazione, lui era
lì. Per forza, era sempre lì. C’era quando un uomo si è buttato sotto il treno.
Chissà perché la gente sceglie di morire sotto i treni, ce ne saranno di
modi. Quando c’erano i manifestanti sui
binari e il traffico è rimasto fermo per un giorno. Liti, traffici loschi… le
stazioni sono così. E la polizia gli chiedeva, ma di solito lui diceva di non
aver fatto caso... La polizia capiva e
lo lasciava stare.
Poi è successo che un giorno passando sul primo binario…non
c’era più. Abbiamo pensato che non poteva essere: c’era qualcosa che non
andava, non era mai successo. Forse qualcosa di grave, un incidente o una
malattia. Avremmo voluto cercare, chiedere…
C i siamo accorti allora che il ragazzo era uno sconosciuto, e non
avremmo saputo come cercare sue notizie. Poi si sa la gente è distratta, e ha
fretta, sale veloce e va. Così ci siamo dimenticati presto, ed era come se il
ragazzo non ci fosse mai stato.
Ogni giorno passo davanti alla panchina, quella del ragazzo,
e gli occhi si posano lì con gesto automatico. E’ quasi sempre vuota. E salgo
su treni che sono il mio lavoro. Treni sudici, sempre in ritardo, gente
arrabbiata. Così quasi ogni giorno. Ma oggi è successo qualcosa di speciale. Il
mio sguardo automatico ha trovato un ragazzo sulla panchina del binario uno:
no, non quel ragazzo che ormai sarà un uomo, e non un passante che stava per
mettersi in viaggio per lavoro, amore o altro..
Era, come quell’altro, un ragazzo che guardava passare i treni.
Ed ero felice divederlo lì. Vi dirò che mi sono un po’ emozionato. L’ho
osservato a sua insaputa e non ci siamo neppure parlati. E non capisco perché
mi debba colpire tanto la sua presenza. Forse invecchiare mi ha intenerito il
cuore: mi sembra che il mondo sia migliore se c’è quel ragazzo seduto al primo
binario che guarda passare i treni. E sogna.
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