Tutte le
mattine si guardava allo specchio, preparandosi per andare al lavoro. Giusto
uno sguardo distratto, non era vanitosa. Si lavava il viso, controllava le
sopracciglia, l’avanzare dei peli superflui, l’eventuale affiorare di un nuovo
brufolo. Davvero non era vanitosa, ma
temeva di essere considerata sciatta. Al di là dell’ispezione di routine non
faceva molto: quando crescevano cinque minuti un po’ di trucco: un velo di
fondo tinta e un niente di rossetto. Così ogni giorno. Ma una mattina successe qualcosa
di inaspettato. Lo specchio non le ritornò la solita immagine, il viso pallido
annoiato, palpebre pesanti di sonno e segni di lenzuola spiegazzate sulle
guance…
Una ruga. C’era
una ruga. Una ruga all’angolo sinistro della bocca. Quella ruga non c’era il
giorno prima. Eppure il viso era lo
stesso di sempre. Naturalmente pallido, di forma allungata, occhi
orientaleggianti dallo sguardo intenso ed espressivo, bocca carnosa, neanche un
brutto viso poi, così, senza trucco.
La ruga: davvero,
c’era. Anzi, osservando con più attenzione, si trattava di due rughe ai lati
delle labbra. Non imbruttivano il viso, ma lo rendevano più serio, quasi
austero; in qualche modo davano un’espressione più dura e fredda, che
sostituiva l’abituale gentilezza. Ma forse erano rughe di espressione. Si
avvicinò sino a pochi centimetri dallo specchio e guardò meglio. Non erano
rughe di espressione. Erano rughe. E basta. Cercò di fare l’indifferente,
scrollò le spalle. Non voleva dimostrare a se stessa di dare importanza ai
segni del tempo. Voleva essere superiore. Non cercava mai complimenti, non doveva
piacere a nessuno, e si bastava da sola, per com’era. Da sempre, non solo ora.
Eppure, contro
la sua volontà, la mente sarebbe tornata spesso a quell’immagine allo specchio,
distogliendo i suoi pensieri dalle attività quotidiane. La sera successiva,
appena rientrata, per prima cosa andrò a specchiarsi. La ruga era ancora lì.
Nei giorni
successivi diventò un pensiero sempre più presente. Al lavoro a metà mattina andava
in bagno a controllare, nella pausa pranzo di nuovo…Non si era mai specchiata
tanto. La ruga c’era, anche se stranamente meno evidente che nello specchio di
casa.
Non si preoccupava solo di quella
ruga. Controllava la pelle delle braccia, segnata da una ragnatela sottile che
le sembrava appena percettibile qualche giorno fa’, e che ora invece era così
evidente, una specie di squamatura… e le mani? A parte le pieghe della pelle,
le nocche si facevano più grosse…
Ma quei segni
del tempo non la urtavano tanto quanto la ruga allo specchio. Ogni giorno più profonda.
La osservava con particolare attenzione al mattino e alla sera. Continuava ad
osservare e la preoccupazione cresceva. Non era una bambina, era abituata a
vedersi trasformare, ma in modo graduale. Quale meccanismo diabolico era sopravvenuto
negli ultimi giorni, provocando un decadimento così innaturalmente rapido?
Lo specchio
diventò in breve la sua ossessione. La bocca, fino a poche settimane prima
sempre disposta al sorriso e al riso, presentò un giorno improvvisamente
un’espressione diversa, con gli angoli
rivolti tristemente all’ingiù. E la pelle ai lati della bocca, ai lati delle pieghe
incriminate, non era più tesa, dava l’impressione di pendere anch’essa penosamente
verso il basso. Gli occhi non erano più orientaleggianti e all’insù, le
palpebre scendevano. Sorrideva, con il sorriso impostato ad arte per far
sollevare i muscoli del viso: le rughe si attenuavano un attimo, per riprendere
il proprio posto nella maschera seria e preoccupata della sua vecchiaia. Ogni
volta che si affacciava in bagno si aspettava un piccolo ma irreversibile
cambiamento. E l’invecchiamento che era stata sino ad allora disposta ad
accettare come un percorso naturale, fatto di maturazione e nuove
consapevolezze, ora significava solo imbruttimento; di più, allontanamento da sé. Cominciò a vedersi sgradevole
e a non riconoscersi più. Viveva nel terrore di nuove rapide mostruose mutazioni.
L’ossessione avvelenava le sue giornate e disturbava i suoi sogni.
Ciò che la stupiva
maggiormente era l’inspiegabile indifferenza dei familiari, amici e colleghi.
Lei, con giri di parole, cercava a volte di strappare commenti sul proprio
invecchiamento, ricevendo i complimenti di rito: “Non si direbbe certo che hai più
di cinquant’anni, ne dimostri almeno dieci di meno…”. Lei era sempre più
perplessa. Non cercava adulazioni, ma al contrario testimonianze coerenti con
quanto osservava sul suo viso. Non capiva la cecità di queste persone, ma non
le importava di ciò. La tortura dello specchio la aspettava comunque lì, nel
bagno di casa, ogni mattina e ogni sera.
Cominciò a
pensare che fosse tutta colpa dello specchio, che questo contenesse qualche
oscuro potere. D’altronde quante fiabe e leggende contenevano specchi malefici…Decise
di mantenere il segreto sulla propria intuizione, per paura di incorrere nel
ridicolo. La spiegazione che si era data non era ragionevole, ma quel che le
stava succedendo lo era ancora meno…
Così una sera
ebbe un’intuizione, pratica e ingenua: staccò lo specchio dai due gancetti che
lo sostenevano e lo appoggiò a terra, nell’ingresso, coprendolo con un telo.
L’avrebbe portato via il giorno dopo. Si sentì immediatamente sollevata. Andò a
dormire serena, per la prima volta. E si svegliò altrettanto leggera e rilassata.
Si affacciò in bagno senza la solita apprensione e…
Non era
possibile, lo specchio era di nuovo lì! E le rughe sulle guance più profonde.
Andò al
lavoro, e il pensiero la tormentò tutto il giorno. Non si chiese come lo specchio fosse tornato al suo
posto, convinta com’era ormai della presenza una qualche magia.
Ma non si
diede per vinta. La sera tentò di nuovo di eliminarlo. Lo prese e lo portò giù
in strada, abbandonandolo vicino al bidone della spazzatura, ben nascosto sul
retro, in mezzo a detriti che non avevano trovato posto nei cassoni. Tornò a casa risollevata; sentiva di aver
fatto il possibile.
Il mattino si
alzò prima del solito, e si avvicinò in punta di piedi alla porta del bagno
aprì piano – anche se non c’erano pericoli di fuga - Ritrovò l’oggetto al suo
posto, sopra il lavabo. Trovò pure un nuovo solco sulla fronte, più profondo
dei precedenti. Pensò per un attimo ad una vendetta dello specchio.
Il suo stato
d’animo cambiava altrettanto rapidamente che la sua immagine. Passava dalla
tristezza all’ansia via via che il suo viso si deformava, dalla insofferenza alla rabbia man mano maturavano
i progetti di eliminazione dello specchio. Ma la tensione aumentava, non si
arrendeva. La sua mente lavorava sempre. Cercava una via.
Lasciando perdere
la soluzione fallimentare della spazzatura, pensò a come distruggere l’oggetto:
l’avrebbe volentieri fatto a pezzi ma rinunciò subito: non voleva avere a che
fare con schegge taglienti, che già la tradizione voleva maledette…e quello
specchio di poteri malefici ne aveva già da vendere di suo.
Decise di
regalarlo: era d’altronde un oggetto di qualche pregio: aveva una cornice di
legno argentato, con foglie e roselline intagliate sul bordo. Dopo lunghe
riflessioni, la scelta cadde sulla signora che veniva a fare le pulizie da lei
due volte la settimana. La cosa funzionò, la donna era contenta, grata del
dono. Finalmente era fatta. Attese tuttavia la mattina successiva per cantare
vittoria: si affacciò in bagno un po’ scettica e …lo specchio non c’era più.
Aveva funzionato.
Quel giorno si
vestì un po’ più elegante del solito, mise una gonna un po’ corta che le stava
bene, si truccò anche un po’…quel che riuscì a fare senza specchio.
Da allora non
si specchiò più e, se solo passava vicino a uno specchio, abbassava lo sguardo.
E le persone che le stavano intorno le restituivano un’immagine di sé
gradevole. Sapeva che vedevano in lei la stessa di sempre. Invecchiava senza
pensieri.
Lo specchio
non ritornò.
Successe
tuttavia ancora qualcosa di misterioso. La signora delle pulizie sparì dopo un
mese. Questo contrariò Sara, che riteneva si sarebbe assicurata in virtù del
dono la disponibilità e la fedeltà della dipendente. Si lamentò dell’accaduto con
le amiche, dimostrandosi però superiore: la domestica le era sembrata così
affaticata, quasi malata negli ultimi tempi.
E proprio
oggi, giorno del suo compleanno, Sara pensa alla storia inquietante dello
specchio e alla sparizione della donna. Scrollando le spalle si infila l’abito
nero corto. E’ la sua festa, gli amici stanno per arrivare.
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