La matrioska. Tante bambole goffe
e panciute, una dentro l’altra.
Questa matrioska l’ha comprata la
mamma ad un mercatino di zingari.
L’ha pagata poco, perché era un
gioco vecchio, usato.
Difatti contiene bamboline di colori diversi, di provenienza diversa,
messe insieme in base alle misure.
Ma io ho voluto proprio questa
per i tanti colori brillanti,
e la mamma ha detto massì,
è anche quella che costa meno.
L’ho aperta tante volte.
Tutti i giorni la apro.
Metto le bamboline in ordine, una
vicino all’altra.
La prima bambola, la più grande, ha
il vestito fucsia e il velo viola,
capelli biondi tenuti su da un
pettinino, pomini rosa, ciglia
lunghissime, labbra a cuore che sorridono, ma appena appena. Un grande mazzo di
fiori rosa e azzurri fra le mani.
Dove vai bambolina? Dimmi, dove
vai?
Dove hai preso questi bei fiori,
in campagna, nei prati?
La seconda bambolina, più
piccola, ha il vestito giallo, con un pizzo disegnato in fondo.
Il viso simile alla prima, ma i
capelli ricci e la bocca più all’insù
Dove vai bambolina, con quel bel
vestito e quei bei boccoli dorati?
Al ballo, sicuro, vai al ballo
E i fiori rosa e azzurri te li ha
regalati un innamorato, vero?.
La terza bambolina, ancor più
piccola, ha il vestito bianco
Il viso è lo stesso, sempre
bello, ma senza espressione.
Qualcosa c’è di diverso
Il velo sui capelli è scuro, più scuro dell’abito.
Sembra grigio, anzi un nero
sbiadito.
Bambolina bambolina,
hai avuto un grande dolore, un
lutto?
Per chi sono i fiori rosa e
azzurri? Li porti al campo santo?
La quarta bambola è la mia
preferita
È tutta vestita di giallo come la
seconda, e il giallo mi mette allegria.
Ha le guancie più colorite e i
capelli più ricci.
Sei felice vero bambolina?
Sorridi…
Ma cosa vedo.
Il vestito è macchiato.
Una macchia rossa
al posto dei fiori colorati.
Dimmi bambolina, senti male?
Qualcuno ti ha fatto del male?
Bambolina bambolina, sorridi
sempre?
L’ultima bambolina è uguale alla
prima.
Abito fucsia, capelli biondi,
guance rosa, bocca a cuore.
Piccolina piccolina
Sei uguale alla tua mamma.
Sorridi.
Ti scuoto ora.
Non c’è più niente dentro.
Dovrebbe esserci la bambola che
ride
un’altra triste
poi quella ferita.
E poi
di nuovo…
Bamboline, chissà se siete
contente di stare sempre vicine, se vi parlate, se questi sorrisi a cuore e
questi sguardi bistrati sono per le vostre amiche. Di voi nessuna racconta del
ballo, del velo nero, del male. Già, è vero, siete fatte di legno e di vernice,
non parlate e neppure vedete…
Ecco, le urla sono finite. Tra un
attimo sentirò la porta sbattere. Ecco, infatti…
Ora posso mettervi a dormire
bamboline e tornarmene in cucina.
Bamboline state brave state
zitte,
fatevi buona compagnia.
Brave, zitte.
Domani torno.
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